Sarò eternamente grato a
Mandy Meyer almeno per un paio di ragioni: aver fondato i Cobra coinvolgendo il formidabile
Jimi Jamison (ex Target e futuro Survivor … recuperate, se ancora non l’avete fatto il loro splendido “
First strike”) e aver contribuito fattivamente alla costituzione dei Katmandu e alla realizzazione del loro favoloso disco eponimo (con
Dave King dietro al microfono, proveniente dai Fastway e poi diventato il
front-man dei Flogging Molly).
Due circostanze non particolarmente propizie dal punto di vista squisitamente commerciale (i rispettivi debutti discografici, per motivi diversi, non avranno repliche ufficiali …), ma molto importanti dal punto di vista artistico.
Al chitarrista svizzero, maggiormente conosciuto per l’apporto offerto negli Asia, nei Gotthard, nei Krokus e negli Unisonic, riservo quindi sempre un particolare riguardo, ed è già da parecchio che avevo attivato uno stretto monitoraggio su questo progetto denominato
Gotus (crasi, ma guarda un po’, tra Gotthard e Krokus).
Nata nel 2019 inizialmente come
live-band, nel 2022
Meyer e il batterista
Pat Aeby (Marc Storace, ex Krokus, Sideburn), consolidano la formazione con il cantante “prezzemolino”
Ronnie Romero (dopo un primo coinvolgimento di
Dino Jelusick … a conferma del buongusto di
Mandy per i
vocalist …), il bassista
Tony Castell (ex-Krokus, Crystal Ball) e il tastierista
Alain Guy, confezionando un albo d’esordio rivolto agli estimatori dell’
hard-rock blues DOC.
La voce di
Romero, benché vagamente “sovraesposta”, è una garanzia di qualità fonatoria pressoché inattaccabile e se aggiungiamo il misto di esperienza e ispirazione che contraddistingue il resto della compagnia, appare solidissima pure la tensione espressiva che contraddistingue l’intero programma, in sostanza privo di controindicazioni, capace com’è di gestire senza capitolare il consueto “gioco delle citazioni” caratteristico di questo tipo di produzioni.
Rainbow, Deep Purple, Whitesnake, Bad Company e Led Zeppelin affiorano costantemente in ordine sparso nella memoria durante l’ascolto dell’opera, e tuttavia si tratta di
flash-back intrisi di
feeling e di padronanza tecnico / interpretativa, il tutto destinato a compiacere intensamente i sensi di chi questa “roba” la ama alla follia.
In tale felice contesto, mi limito esclusivamente ad alcune dovute menzioni: “
Beware of the fire” (qualcuno ricorderà la versione dei Cobra del brano ...), un favoloso esempio di avvolgente e incisiva melodia
bluesy, lo
slow “
Reason to live” dei Gotthard, qui proposta in un’eccellente trascrizione e, infine, il vero “pezzo forte” della collezione, quella “
When the rain comes” firmata Katmandu (con la “sfida”
King /
Romero che si conclude con un opulento pareggio …) che ancora oggi rappresenta uno straordinario modello di strisciante intensità emotiva e di spiccata creatività musicale, all’interno di in un ambito stilistico tradizionalmente molto rigoroso.
Insomma, se, oltre ai nomi succitati, anche Vandenberg, Shakra e CoreLeoni sono tra i vostri gruppi preferiti, “
Gotus” è un disco sicuramente adatto ad appagare le vostre necessità.