Si puo' suonare classici eppure moderni?
Tradizionali eppure innovativi?
Pare proprio di si ascoltando i teutonici
Headshpot, capitanati dalla bionda singer Daniela Karrer. la cui proposta musicale è un riuscito mix fra Thrash tradizionale, linee melodiche, uso di strumenti particolari come l'Irish Bouzouki e un tocco di tastiere.
Per un certo verso ricordano i Children Of Bodom più tecnici, ma mantenendo le radici ben salde nella Bay Area per quanto riguarda l'impatto sonoro, esempio lampante sono le lunghe suite "
In My Mind" e "
Day Of The Dead" nelle quali la summa della musicalità dei Nostri trova le massime espressioni unendo melodia, velocità, e momenti atmosferici.
Punto di forza sono le vocals rabbiose ma intellegibili della cantante e gli intrecci chitarristici al fulmicotone con virtuosismi - specialmente in sede di assoli - gran uso di stop&go e mid tempo con fulminee accelerazioni. Le canzoni sono piacevoli da ascoltare in quanto musicalmente varie e ricche di variazioni ("
Sudden Death", "Silent Cry"), il muro di suono è imponente ma mai soffocante o, peggio, caotico. I suoni sono potentissimi ma chiari e ben definiti grazie soprattutto ad una successione di riffs azzeccati che fanno scapocciare pur nel loro tecnicismo ("
Mother Earth Meltdown" ) e ad una sezione ritmica martellante ma pulita col basso spesso in evidenza. Da segnalare i brevi Interludi musicali in apertura e in chiusura che fanno da cornice a questo "
Make Us Survive!” che altro non è, sorpresa (!), che la riproposizione dei migliori brani dei primi due album della band (“
Brain at Risk” del 1996 e “
Emotional Overload” del 1999) qui ri-registrati nuovamente per festeggiare i trent’anni di carriera.
Un "best of " che non dovete lasciarvi sfuggire se amate queste sonorità.
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