Quarta uscita discografica, intitolata
The Caliginous Serenade, per gli
Acerus, quartetto statiunitense, proveniente dall’Ilinois (precisamente da Chicago), fondato nel 2012 dal mastermind
Daniel Corchado (chitarra e basso).
La proposta della band consiste in un heavy metal di stampo tradizionale, dai tratti tipicamente epici, che trae palesemente ispirazione, sia dai classici connazionali (
Omen,
Warlord e
Cirith Ungol su tutti), quanto da realtà mediterranee (più o meno) recenti, che spaziano dai “nostri”
Dark Quarterer, ai ciprioti
Arrayan Path, fino a giungere ai quasi omonimi greci
Achelous.
Le intenzioni bellicose di questo nuovo lavoro degli
Acerus emergono prepotentemente sin dalla opener
Dying Counsciousness Of An Old God e si sviluppano in maniera armonica e convincente, attraverso una serie di brani circondati da un’aura di eroica drammaticità, quali la "thrashiosa"
The Perception, la mitologica
Falling Vision, la battagliera
The Serpent Is King, le spigolose
Preparation e
Towards The Enigma Of No Return, oppure l’articolata title-track finale, in cui, tutta l’aggressiva magniloquenza che caratterizza l'intero disco, raggiunge il suo culmine.
Le composizioni funzionano bene; sono tirate, contraddistinte da linee melodiche efficaci, dalla batteria mai doma di
Mario Hernandez e da un sound estremamente incisivo, valorizzato dalle chitarre taglienti di
Daniel Corchado e
Ed Escamilla, mentre la voce di
Esteban Julian Pena si adatta alla perfezione alla maestosità delle tracce.
Gli
Acerus, con
The Caliginous Serenade, sfornano un album valido, ben suonato, coinvolgente e formalmente inattaccabile, capace di centrare in pieno il suo obiettivo, ossia quello di avvolgere l’ascoltatore con le sue atmosfere epiche e agguerrite. L’unico neo di questo lavoro è da individuare nella sua eccessiva linearità, considerando che talvolta la band sembra andare con il cosiddetto pilota automatico e, a risentirne, è ovviamente l’anima del disco che, in queste circostanze, perde di intensità e di mordente. Si tratta di brevi momenti, in cui tuttavia, un pò più di cuore non avrebbe guastato...perdonatemi, ma il rompipalle che dimora nella mia coscienza non dorme mai!
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