Gli
Hand of Kalliach sono un gruppo fortunato.
Già, perché ora, con l’avvento delle connessioni veloci e degli acquisti
online, il povero metallaro di turno può dedicarsi allo
shopping musicale senza esporsi a potenziali figuracce linguistiche.
Ai miei tempi, quando i dischi si compravano solo ed esclusivamente nei negozi di fiducia, non so in quanti si sarebbero azzardati a chiedere se fosse arrivato un
album dal titolo che somiglia in modo sinistro ad una bestemmia in friulano.
Ad onor del vero, temo che i Nostri non venderanno milioni di copie nemmeno coi potenti mezzi tecnologici di oggidì; ma se volete la mia opinione, credo che la compagine scozzese meriti comunque la vostra attenzione, a prescindere dalle difficoltà di pronuncia.
“
Corryvreckan”, secondo
full length dei coniugi
Fraser, pur lungi dal poter essere considerato un caposaldo, si candida comunque ad un ruolo di rilievo nel panorama
folk metal odierno. Ciò avviene anche per demeriti altrui, ma non mi pare questa la sede adatta per polemizzare sullo stato di salute di un genere, ahimè, ormai da tempo asfittico e privo di slancio creativo.
La ricetta sonora non è necessariamente innovativa in senso assoluto, ma sarebbe ingeneroso non attribuirle una certa dose di ingegno.
Provate a pensare alla classica dicotomia brutalità - delicatezza cavalcata da millanta formazioni
dark /
gothic, in cui il rude
growling maschile si alterna alle classiche
female vocals da fatina tormentata.
Ecco: applicate il concetto ad una intelaiatura di
death metal dal taglio epico / belligerante, su cui si innestano soffici inserti
folk di matrice quasi
new age e le eteree linee vocali di
Sophie.
L’impressione, di quando in quando, è quella di essersi imbattuti in una bislacca collaborazione tra
Johann Hegg ed
Enya, ma in generale l’amalgama funziona, anche grazie ad un livello esecutivo superiore alle attese e ad una produzione potentissima e nitida al tempo stessa (benché un filo artefatta).
Non tutto è oro quello che luccica: l’inizio dell’opera, affidato a “
Three Seas”, mette in mostra un
sound tanto suggestivo quanto convulso. Analoghe problematiche, oltre ad una evidente mancanza di varietà e dinamismo compositivo, emergono qua e là nel
platter.
Nel complesso, tuttavia, “
Corryvreckan” si lascia apprezzare, in particolar modo se affrontato con le evocative
lyrics sotto mano.
Come già scritto in precedenza i capolavori sono altri, ma se l’ipotetica fusione tra la colonna sonora del film “
Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello” e “
Twilight of The Thunder God” degli
Amon Amarth stuzzica la vostra curiosità, concedete pure una chance agli
Hand of Kalliach.
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