Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:45 min.
Etichetta:Sliptrick Records

Tracklist

  1. THE WORLD WE INHERITED
  2. WIRES
  3. CHEMTRAILS
  4. BY STARLIGHT
  5. THE GROWING SHADOWS
  6. STAY WITH ME
  7. PURIFY
  8. OUT OF SORTS
  9. HUMANITY
  10. END OF HISTORY

Line up

  • Phil Stiles: vocals, guitars, synths, programming
  • Richard Awdry: guitars, vocals programming
  • Jola Stiles: bass
  • Barry French: drums

Voto medio utenti

Fare la conoscenza di una formazione musicale grazie all'ultima parte di una trilogia discografica legata da un comune filo concettuale, non è probabilmente il modo migliore per comprendere pienamente la sua statura espressiva, ma, mentre mi appresto a recuperare i due capitoli precedenti dell’opera, mi preme segnalare ai nostri lettori il notevole valore dei Final Coil, già piuttosto evidente fin dal solo ascolto di questo “The world we inherited”.
Ispirata da un’intensa, decadente e apocalittica vena poetica (che induce il gruppo a citare la profetica narrativa distopica di George Orwell), la proposta sonora dei britannici appare come un’ideale anello di congiunzione tra dark-wave, gothic metal e grunge, in cui il tribalismo ritmico e le grevi ed oscure pulsazioni soniche costruiscono un fondamento melodico inquietante e avvolgente (degno della maestria di Killing Joke e Sisters Of Mercy), su cui s’innestano una torbida e viscerale energia propulsiva (alla maniera di Tool e Alice In Chains) e una serie di arabeschi visionari e surreali (figli degli immortali Pink Floyd).
Da consigliare, dunque, anche a chi apprezza, per esempio, Katatonia, Amplifier e (primi) Warrior Soul, i Final Coil si rivelano credibili ed efficaci esegeti di un cupo e tormentato affresco esistenziale, privo, però, del morboso narcisismo che contraddistingue tanti frequentatori del medesimo settore artistico.
In questo calderone di passione, terrore, confusione e barlumi di speranza, l’apertura delle “ostilità” è affidata ad una spettrale e catartica title-track, a cui fanno seguito il blues feroce e cibernetico “Wires” e la devastante e ossessiva litania di “Chemtrails”, a costituire un trittico perfetto per entrare in sintonia con l'angosciato universo sonoro del quartetto inglese.
Un cosmo che diventa amniotico e solenne in “By starlight”, si espande attraverso le distese siderali in “The growing shadows” e “Purify”, per poi indugiare nel magnetismo gelido di certa synth-wave con “Stay with me”.
C’è ancora spazio per lo strumentale obliquo e vagamente esotico “Out of sorts”, il quale si schiude nella tensione palpabile che alimenta il grumo di rabbia e piombo denominato “Humanity”, a cui si aggiunge infine “End of history”, il brano più aderente alla filosofia dark-metal dell’intera raccolta, tra spleen e drammatici scenari crepuscolari.
The world we inherited” suscita emozioni forti, inquieta e fa riflettere … il pathos che trasmette a tratti può forse rischiare di apparire appena troppo celebrativo e reiterato, ma sinceramente credo che i nostri tempi travagliati abbiano ancora bisogno di dischi come questo.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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