La compagine francese arriva al secondo lavoro, più che di ambient/black metal come lo definisce l’etichetta è un progressive black metal con echi dei primi
Arcturus, epoca “
Aspera Hiems Symfonia” per l’uso dei Synth.
L’atmosfera gelida e spaziale come il concept del combo transalpino è ben percepibile anche se l’aspetto black metal non è marginale come nell’opener “
Sur les stèles des soleils entrevus, ou le châtiment de Neptune” dove sfuriate violente accompagnate dallo screaming e riff nordici fanno da contraltare a melodie generate dalle tastiere.
Il tappeto atmosferico è persistente per tutta la durata dell’album anche se a volte tende a perdersi con l’allungamento eccessivo dei brani.
Detto ciò, la band dimostra cura nel voler offrire un quadro sonoro straniante che viene bilanciato da scorribande estreme, buon ritorno e attendo il terzo sigillo per avere un disco perfetto.
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