Partirei da un assunto di base: chi non vuol bene a
Blaze Bayley non può che avere un bidone della spazzatura al posto del cuore [
Gigi Buffon cit.].
Proprio un cuore ballerino, tra l’altro, ha rappresentato l’ultimo guanto di sfida lanciato dal destino al cantante di
Birmingham, che tuttavia non ne ha voluto proprio sapere di gettare la spugna ed ha immesso sul mercato l’undicesimo (!)
full length della propria carriera solista.
Dato per scontato, dunque, l’affetto per un artista dall’ammirevole tenacia, come ce la siamo cavata dal punto di vista qualitativo?
Io direi tutto sommato alla grande: “
Circle of Stone”, pur lungi dal poter essere considerato un disco imperdibile, riesce comunque senza patemi a farsi apprezzare.
Onesto, solido, coerente, ben suonato, ben prodotto e ben cantato, il neonato di casa
Bayley sfoggia sì le medesime coordinate dei
platter precedenti, ma lo fa col giusto equilibrio tra mestiere ed ispirazione compositiva.
Così, il
classic metal del Nostro appare una volta ancora efficace e bilanciato, tra episodi diretti dalle mire
anthemiche (l’iniziale “
Mind Reader”, “
Absence”), slanci melodici (“
The Broken Man”, il
folkeggiante duetto vocale di “
Until We Meet Again”) e bordate dal taglio deliziosamente
british (“
Ghost in the Bottle”, “
The Path of the Righteous Man”).
Rispetto al recente passato mi è parsa di cogliere maggior continuità nel
songwriting, che a questo giro punta davvero al sodo e si concede anche un paio di zampate notevoli (penso a “
Rage” ed alla
title track), inciampando, di converso, molto di rado (citerei “
The Year Beyond this Year” e “
Tears in Rain” quali principali indiziate).
Permangono, ahimè, alcune criticità ormai croniche: mi riferisco alla conclamata incapacità di avvalersi di un
artwork perlomeno decente -e se pensate sia brutta l’illustrazione di copertina aspettate di aprire il
booklet…-, oltre alle solite dosi non omeopatiche di
lyrics di stampo motivazionale, come sempre riassumibili in un elogio, senz’altro sincero ma oltremodo retorico e didascalico, alla resilienza.
Ok
Blaze: cercheremo tutti di superare i momenti difficili, e di non arrenderci mai di fronte agli ostacoli che la vita ci pone, promesso.
Sciocchezze a parte, “
Circle of Stone” merita senza dubbio la Vostra preziosa attenzione.
In tanti, sul
web, hanno criticato la sua
release date, così prossima a quella del nuovo solista di
Bruce Dickinson; a mio avviso, però, si tratta di un ragionamento errato ed ingiusto.
Blaze Bayley non sarà un genio, non avrà la miglior voce della storia del
rock, ma gli va quantomeno concessa la dignità artistica di venir valutato per i propri meriti e demeriti, a prescindere dall’ingombrante passato in seno alla
Vergine.
Da parte mia imperitura stima.