Ci sono dischi che ti fanno venire voglia di riesumare l’antica “divisa” da
rocker, uscire di casa e urlare al mondo che la
trap, il
rap e l’
urban non potranno mai eguagliare lo spirito liberatorio ed euforizzante garantito dal
Grande Vecchio Rock n’ Roll.
Recuperando un minimo di
aplomb, ed evitando il rischio di cadere in atteggiamenti verosimilmente poco consoni all’anagrafe di maturi
musicofili come il sottoscritto, non mi posso però esimere dal segnalare l’energia viscerale con cui i debuttanti
Smoking Snakes affrontano la “sfida” del
rockrama contemporaneo, inserendosi con prepotenza nel “mucchio selvaggio” rappresentato da Ammunition, Crashdiet, Wig Wam e Crazy Lixx.
Parliamo quindi dell’ennesimo “parto” artistico della floridissima scena scandinava (i nostri sono di Göteborg) ed in particolare aderente a quel segmento stilistico denominato
sleaze-metal, fondato su strutture musicali trascinanti, orecchiabili, viziose e “cattive”, il tutto porzionato in ugual misura.
“
Danger zone” propone in sostanza undici “inni” che gli estimatori di W.A.S.P. (soprattutto), Ratt, Quiet Riot e Kiss ameranno cantare a squarciagola, pezzi perfetti per essere scanditi nella bolgia sudata ai piedi di un palco, dimenticandosi che in fondo si tratta di una formula tutt’altro che “avventurosa”.
Ebbene, grazie alla voce graffiante (parecchio
Blackie Lawless-iana) di
Brett Martin, ad una ritmica potente e compatta e a chitarre taglienti e incisive, i brani dell’esordio degli
Smoking Snakes funzionano praticamente tutti, alimentati altresì da melodie ammalianti, da un pizzico di attitudine
classy e da quei cori che tanto esaltano gli animi dei
fans del genere.
Difficile, dunque, stilare classifiche di “merito” all’interno di un programma molto omogeneo nelle sue evidenti aspirazioni
anthemiche … si potrebbe citare la tambureggiante
opener “
Angels calling”, la fragorosa e adescante "
Sole survivors”, la ruvida essenzialità di "
Run for your life", le cromature di "
There is no tomorrow", la poderosa “
We are alive” o ancora la Scorpions-
esca “
Rocking to the morning light”, ma la verità, come già anticipato, è che “
Danger zone” resta nel suo complesso un
album dall’efficacia emotiva medio-alta, elaborato attorno intenti evidenti e, nonostante una certa eccessiva uniformità espositiva, piuttosto valido e godibile.
Ora non rimane che sperare di poter testare queste canzoni nel loro
habitat naturale, quello dal vivo … anche senza l’armamentario d’ordinanza da
metallaro (risalente,
ahimè, almeno a un paio di taglie fa …), credo proprio che ci sarà da divertirsi!
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