Calma, calma … questi
Ghost non sono gli svedesi che accendono gli animi tanto dei loro estimatori quanto (forse anche di più …) dei loro detrattori.
Qui parliamo di un gruppo inglese che purtroppo ebbe la “sfortuna” e l’
ardire di proporre
rock melodico quando gli interessi del mondo della musica erano assorbiti da altri suoni.
Nel 1995 infatti non erano in molti a continuare a pensare che l’
AOR avesse ancora motivo di esistere e che in fondo, sebbene in assenza di una vera “spinta creativa”, il
rock avesse ancora bisogno di melodie suggestive e vigorose.
“
The other side” esce in “sordina” e si colloca all’interno della grande tradizione
adulta delle
Terre di Albione, ammiccando agli FM e ai Bad Company, oltre che,
ça va sans dire, attingere al giacimento aureo rappresentato dal seminale
modus operandi dei
Maestri Journey.
Guidati dalla voce pastosa di
Giles Ramirez, una sorta di interpolazione timbrica tra
Steve Overland e
Steve Perry, i
Ghost si dimostrano eccellenti e sensibili interpreti del genere fin dal brillante atto d’apertura denominato “
Can't stop”, “figlio legittimo” dei suddetti
venerabili americani, mentre con “
Brand new start” la
band punta a solleticare pure i sensi dei cultori dei Bad English, impastandoli con il tipico
sound degli FM.
Alimentato dalla nobile lezione Aerosmith-
iana, tocca a “
Country boy” dare seguito ad una scaletta che in “
Ten years” si tinge di notturne atmosfere
bluesy e in “
Send me somebody” diventa languida e
soulful, andando a lambire le velleità espressive dello
Steve Perry solista.
“
Should have been me” e “
Rescue me” rivisitano con classe e perizia lo spirito di una celebre
Cattiva Compagnia (e piaceranno anche ai
fans di Tangier e Tyketto …), mentre “
Get on the bus” fa salire la temperatura
rollistica alla maniera di certi Night Ranger e dei Damn Yankees, per poi passare a “sfidare” i Mr. Big più passionali e vaporosi in “
He'll get you down”, dimostrando ancora una volta di saper trattare le varie sfumature della “materia melodica” con destrezza e innato buongusto.
L'ultima menzione della disamina è dedicata al
pathos tangibile trasmesso dalla brillante
title-track dell’albo, un’evocativa e intensa veduta sonora delle
Highlands capace di conciliare sentori di Dare, Magnum e Ten.
Prodotto dal gruppo stesso e da
Mike Exeter (Jeff Beck, Crown of Thorns, Black Sabbath, …),“
The other side” rimarrà “fatalmente” l’unica testimonianza discografica ufficiale dei
Ghost, fagocitata da una “indifferenza” del tutto infondata… se amate questi suoni mi permetto pertanto di suggerire la (ri)scoperta di un’opera poco nota e senz’altro meritevole di considerazione, andando ben oltre il diffuso
trend all’insegna del confuso “revisionismo musicale” che contraddistingue i nostri tempi.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?