I norvegesi sono una band debuttante che vuole trovare la sua strada nell’affollatissimo mondo del metal estremo.
Cosa ci propongono questi quattro barbuti? Black metal? Naaaa! Viking metal parapaponzipo con le fisarmoniche che
Casadei levati? No, fanno death metal ma non solo.
Perchè il quartetto scandinavo offre un death influenzato dall’heavy metal più classico che ci sia con qualche riferimento maideniano ma incastrato nel modo giusto.
Basta sentire il primo pezzo “
Endetidsbundet” con riffing scurissimi e cori ieratici per poi ecco arrivare la mazzata lenta e pesante con uno screaming acido: c’è anche una parte feroce e diretta con una cavalcata finale serrata.
La quarta traccia “
The cleansing flood” ti fa capire cosa vogliano fare, perché il pezzo è un arcigno metal con voce pulita che poi prende una piega estrema ma conservando la sua natura ibrida, basta ascoltare il solo.
Invece la seguente “
Corrupt to interrupt” è un mid tempo doom/death pesante come il granito dove il tutto è nero come la pece e ci sono parti più cadenzate e l’unico lumicino melodico è l’assolo.
Ma ecco sul finale la canzone che ti sbaraglia, perché la conclusiva “
The princess of the tower” è quanto di più epico e classico possibile; una cavalcata lenta che porta dalle parti dell’Us metal ottantiano con una bella voce alta, pulita ma densa di pathos.
Mi hanno meravigliato, perché questi quattro ribaldi hanno le idee chiare e personalmente se aggiusteranno un po' il tiro potrebbero riservarci belle sorprese.
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