Ci hanno messo sette anni, ma alla fine gli australiani
Contaminated sono giunti alla pubblicazione del successore di
“Final man” del 2017.
Sempre per
Blood Harvest, in questi giorni è uscito
“Celebratory beheading”, lavoro con il quale il quintetto vuole riannodare i fili di un discorso da troppo tempo sospeso…facendo più rumore possibile!
“Celebratory beheading” è uno di quei dischi che si può definire animato da una feroce iconoclastia. I
Contaminated picchiano dall’inizio alla fine, l’unico interesse è quello di avanzare imperiosamente maciullando qualsiasi cosa si ponga innanzi a loro inneggiando al death metal puro e crudo.
In mezzo a cotanto turbinio possiamo riconoscere le principali influenze del combo australiano che spaziano dagli
Incantation ai
Morbid Angel fino agli
Abhorrence pescando a più mani dalle esperienze della scuola statunitense a quella finlandese.
Purtroppo la produzione è esageratamente caotica e “polverosa” e non riesce a conciliare al meglio l’esigenza di dare un taglio ferino ai pezzi quel minimo di pulizia necessario per distinguere le frequenze su cui viaggiano i vari strumenti. Nei momenti più concitati i suoni tendono pericolosamente verso un blob distorto che potevo capire a fine anni 80 quando ancora non si sapeva come trattare la materia estrema ma che oggi, in tutta franchezza, non riesco più ad apprezzare.Peccato perché l’attitudine è quella giusta ed i pezzi sono malevoli e putrescenti.
Se vi piace il death incontaminato, allora la band di Melbourne merita la vostra attenzione e “
Celebratory beheading” il vostro tempo.
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