Molti filosofi hanno tentato di stabilire collegamenti tra la poesia pura e la follia…
Nietzsche, per esempio, ascriveva la follia al principio dionisiaco. La parte meno accessibile allo sguardo umano, passionale e difficilmente controllabile; la sua natura più intima, con cui solo il poeta autentico è in grado di entrare in contatto, nel processo della sua rinascita tramite lo scoppio lirico. “
Scoprendo che nell’uomo l’interno è anche l’esterno, che l’estremo della soggettività si identifica col fascino immediato dell’oggetto”.
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A.Artaud; il corsivo invece è un mio adattamento]
Questo avviene, non casualmente, tramite accostamenti lirici, e la musica veniva – ricollegandoci a Nietzsche – indicata come lo strumento principe per tale scopo.
La poesia non è composta solo di parole dense di significati, ma anche di parole imperfette, mutilate, prive di sintassi fissa; le quali creando suoni interrotti, intermittenti, “che costituiscono, molto spesso, l’intelaiatura fragile, provvisoria e al tempo stesso potente della follia,
rompono verticalmente il legame tradizionale e apparentemente necessario tra significante e significato”.
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M.Galzigna; il corsivo invece è un mio adattamento]
L’arte poetica passa dal ritmo, da giochi di strutture dove si aprono varchi figure retoriche di vario tipo, quali l’onomatopea, l’allitterazione, l’armonia imitativa, ecc.ecc.
Dunque, la vera poesia non può mai andare incontro alla sua disgiunzione dalla musica…e i
None ne sono la conferma.
Gli enigmatici e sconosciuti blacksters, si presume di origine statunitense, utilizzano le grammatiche del black metal per imprimere su disco la loro arte poetica, volta alla resurrezione e all’accettazione della tragedia, in quanto
Inevitable”.
Ci muoviamo su sentieri DSBM estremamente introspettivi, dove è la volontà animistica della band, che si manifesta nei forti contorni ambient, a trascinarci nella disfatta esistenziale a cui siamo destinati: il nostro “essere-per-la-morte”.
Il background degli statunitensi riaffiora dai fiordi neri infestati da masterpieces come
“Filosofem”(1996), ma anche dalla cristallinità dei suoni delle incantevoli ambientazioni naturali tipiche del Cascadian… e come potrebbe non essere così, dato che i
Nessuno provengono proprio da quelle regioni in cui tale movimento è prosperato.
“Inevitable” è il quarto full-length di questa misteriosa creatura che si è servita dell’investigazione, e dell’accettazione della posizione depressiva, per intrecciare la filigrana su cui far gravitare integralmente la propria vita artistica.
È probabilmente il lavoro più complesso, oscuro e dal pathos morboso che i
None abbiano realizzato. Vi è un’alta densità di suite spettrali e dilatate che si ripropongono con un mood quasi circolare.
Numerose sono le parti puramente ambient… Suoni singoli ripetuti, delicate note di pianoforte e tastiera che si inseriscono nelle varie trame, contribuendo a creare un sentore di suadente e oscura malinconia a cui non è possibile sfuggire. Di fronte al quale non possiamo esimerci dal commuoversi.
Il sound è moderatamente lo-fi e piuttosto scarno… vuoto, morto come gli alberi raffigurati in copertina.
Gli americani hanno classe da vendere.
Non si spingono mai oltre le righe, né nei frangenti più cadenzati e atmosferici, né in quelli più furiosi. Tutto è deliziosamente soppesato all’interno di un equilibrio magistrale.
L’aura depressiva è forte, tuttavia appare controbilanciata da momenti “ariosi” e da un sentore di finalità catartica che a mio avviso ne trasfigura il volto; tanto da renderlo, in realtà, difficilmente catalogabile, perlomeno nella sua interezza, all’interno del filone DSBM.
“Inevitable” ha il merito di evocare quell’incanto estatico che solo la grande Arte Oscura è in grado di far emergere.
…Non saremo in molti, ma sapremo riconoscerci.
Recensione a cura di
DiX88