Vedove inconsolabili dei
Sons Of Apollo, povere creaturine abbandonate a voi stesse dal rientro di sua maestà
Mike Portnoy nei Dream Theater, orfani dei mille progetti che inevitabilmente saranno riposti sullo scaffale, almeno temporaneamente: è tempo di gioire di nuovo.
Ecco a voi i
Whom Gods Destroy, uno dei monicker più brutti degli ultimi 42 anni, che riparte là dove i Sons of Apollo avevano dovuto fermarsi: qui troviamo infatti Ron 'Bumblefoot' Thal e Derek Sherinian, a cui si affianca la new sensation Dino Jelusick al microfono, Yas Nomura al basso e Bruno 'Angra' Valverde alla batteria. Ed il progresso potrebbe essere notevole, visto che almeno il combo ha perso la voce più sopravvalutata della storia, ossia Jeff Scott Soto, ricevendo in cambio un cantante potente, versatilissimo, giovane e dalle potenzialità espressive quasi infinite. Ma, in concreto, cosa c'è dentro "
Insanium"?
Beh, il debutto dei WGD parte dai Sons ma si incattivisce subito, prendendo strade tortuose e dissonanti, toccando lidi cari addirittura a certi Meshuggah, ma senza gli eccessi della summenzionata band. Dino, dalla sua, non segue un cantato lineare e pulito, puntando tutto su arrangiamenti 'storti' e composizioni che vogliono stupire e stravolgere, creando di fatto un campo nuovo del prog-metal, o almeno una incarnazione sicuramente innovativa e modernissima dello stesso.
Non si discuta nemmeno per un secondo dei musicisti coinvolti, ognuno dei quali è un fenomeno assoluto al suo strumento. La sensazione però è che spesso i brani siano fatti per colpire e sorprendere, perdendo però la minima quota melodica che possa far memorizzare e rendere più fruibile un progetto volutamente ostico ed oscuro, seppur infarcito di momenti da capogiro.
Le canzoni sanno respirare, però, e la tracklist si concede momenti dove prendere lievi boccate d'aria, prima della prossima bordata dietro la ginocchia.
"Insanium" è sicuramente un album che va ascoltato; che poi vi piaccia o meno, questa è tutt'altra questione.
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