Pronti per l’esplorazione di un altro pianeta? Un mondo popolato da
elefanti effervescenti, nubi fluorescenti e tramonti violacei? Un luogo collocato più o meno tra il
Paese delle Meraviglie e
Erewhon, avvolto da un involucro gassoso che non induce mirabolanti alterazioni psicosensoriali ma può alimentare riflessioni esistenziali e valutazioni sull’ineluttabilità del destino.
Mi auguro proprio di sì, poiché in questo modo potrete scoprire il sapido e pacato miscuglio di
psichedelia con ascendenze
hard-blues contenuto in “
The third planet”, esordio discografico dei
Moonin Down, il progetto artistico di tre musicisti toscani che da anni militano in
band del sottobosco musicale italiano.
Esperienza e passione che si concentrano in un albo che attinge dalla lezione di The 13th Floor Elevators, (primi) Pink Floyd, Cream e
Jimi Hendrix, per poi arrivare a includere influssi di Dr. Brown, Miracle Workers, Masters Of Reality e Tame Impala, finendo per costituire quello che il trio definisce
PsicHARDelic Rock e si dimostra un apparato sonico edificato su basi solide, su cui i nostri innestano le proprie misture espressive con una certa disinvoltura e sensibilità.
Un repertorio, insomma, fatto di pulsazioni abbastanza dense e penetranti, come accade in “
Bones” (con dei cori che potrebbero piacere pure agli estimatori dei Kasabian …) e nelle rituali irradiazioni
garage di “
Wheel”, a cui si aggiungono le ipnotiche oscillazioni di “
Dark sky” e le rarefazioni enfatiche della
title-track dell’opera e della fin un po’ troppo didascalica e prolissa “
Koli”.
Con “
Springtime” il clima si fa più torpido e narcotico, mentre “
My moonin' down” irrora d’acido il “vecchio”
rock n’ roll e “
The day that David Bowie died” alterna pause e accelerate per poi sfociare in un’ebbrezza sonora impastata di carica lisergica.
I
Moonin Down non sono certamente né i primi e né i soli a maneggiare la materia
hard-psych, ma la loro “versione dei fatti”, pur senza svettare prepotentemente per eclettismo e “audacia”
tout-court, piace per il buongusto e la credibilità, raccomandando ai cultori del genere una vigile attenzione nei loro confronti.
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