Lo so, lo so … tanti conoscono
David Reece solo per aver sostituito il
colonnello Udo Dirkschneider in “
Eat the heat” degli Accept e, tra questi, non sono moltissimi ad aver apprezzato quel disco che, invece, personalmente, considero un egregio (magari un po’ altalenante …) esempio di
class-metal con gli attributi.
Anche costoro, però, sono convinto saranno costretti a riconoscere le spiccate qualità fonatorie del cantante americano, ostentate in numerose occasioni professionali (Bangalore Choir, innanzi tutto, e poi Bonfire, The Sainted Sinners, Stream, Sircle of Silence, Gypsy Rose, …), compresa una carriera solista portata avanti tramite il
monicker Reece e attraverso il suo nome per esteso.
“
Baptized by fire” è la terza incisione realizzata proprio sotto l’appellativo completo dell’esperto
vocalist dell’Oklahoma e la prima cosa che salta all’occhio riguarda la nazionalità della sua
backing band, completamente
from Piacenza.
Superato il pizzico di spontaneo “orgoglio nazionale” (convalidato alla prova dei fatti …) e passando all’ascolto, si rileva un certo “irrobustimento” dei suoni rispetto ai capitoli precedenti, a costituire una forma di prestante
hard n’ heavy che non rinuncia del tutto alla melodia e ciononostante mostra costantemente i muscoli.
Insomma, per semplificare, una “roba” più vicina agli Accept che non ai Bangalore Choir e che potrebbe piacere anche ai
fans di Judas Priest, Primal Fear e Metal Church, pungolati dal
groove sferragliante di “
Enemy is me”, delle possenti “
Payback's a bitch” e “
Seasons of a man”, e ancora dalla
thrash-osa “
No rest for the wicked”.
“
We've lost the fight” include addirittura bagliori del
Reverendo Manson, mentre con “
Wrong move” il clima sonoro arriva a lambire il
grunge (o
post-grunge, per chi predilige i prefissi) e in “
Twilight of the gods” si trasforma in un cangiante
heavy-blues, mantenendo intatta l’efficacia e la capacità di coinvolgimento.
Alcuni episodi complessivamente meno incisivi (“
Closer to god”, "
Archbishop of anarchy”, “
Acceptance of denial”) non sviliscono in maniera decisiva il valore di un
album che con la gradevole “
My heart burns” svela il suo lato maggiormente passionale e poi affida all’ambiziosa “
Tomorrow don't matter today” il tentativo, riuscito solo in parte, di far convivere rabbia, melodia e inquietudine.
“
Baptized by fire” ci riconsegna un
David Reece in buonissime condizioni di forma, il quale, supportato da validi musicisti, dimostra di avere tanta energia e aggressività da dover gestire e sprigionare … non sempre il “controllo” appare perfetto e forse avrebbe giovato valorizzare un po’ di più la componente melodica, ma se amate gli assalti discografici vigorosi, veementi, competenti e ben prodotti, dategli una possibilità … credo che non rimarrete delusi.
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