Gli
Order of Nosferat tornano a distanza di circa due anni da “
Vampiric Wrath Unleashed”, a cui nel 2023 era seguito uno split insieme ai
Lunar Spells, con il loro quinto full-length:
“The Absence of Grace”, nuovamente sotto l’egida della
Purity Through Fire.
La cosa che sorprende, e che al tempo stesso un po’ preoccupa, è che si tratta del quinto lavoro lungo in soli tre anni… Risulta un po’ difficile credere ad un grado di ispirazione simile da potersi permettere questo ritmo.
Si deve però dar merito al duo germano/finlandese che i loro album, se presi singolarmente, sono tutti di ottima fattura, e non si può non rimanerne in qualche modo coinvolti.
…Un black metal dai tratti vampirici che miscela oculatamente melodie, sfuriate tipicamente nichilistiche e intervalli dark ambient, richiamanti il dungeon synth (
Burzum e
Beherit si avvertono prepotentemente), di discreto spessore. Tutto questo viene avvolto da una produzione raw che riesce concretamente a spingere i più romantici a fare un tuffo nel passato, senza altresì risultare forzata.
Si viene riportati indietro nel tempo ai gloriosi anni ’90, dove i nostri ripescano dal meglio della tradizione norvegese (il cuore va alle gotiche orchestrazioni dei
Gehenna), finlandese e tedesca, com’è naturale che sia per i due musicisti in questione. Troviamo anche, sul versante più sporco, un ancoraggio sonoro alla
Les Légions Noires, come
Vlad Tepes e
Mütiilation, giusto per citarne un paio, che, inoltre, gravitano intorno alla medesima sfera tematica di matrice vampiresca. Per rimanere sempre in Francia, si potrebbe pensare anche a realtà più “patinate” come i
Seth di
“Les blessures de l’âme”.E non solo…sono rinvenibili anche qualche sentore USBM, se ci rivolgiamo nella direzione di formazioni seminali come i
Black Funeral.
Gli
Order of Nosferat con
“The Absence of Grace” confezionano circa 45 minuti di musica – suddivisi nelle canoniche dieci tracce – molto curati e ben congegnati; di cui una menzione a parte merita la struttura delle linee vocali di
Revenant, sempre azzeccate e con una scelta metrica peculiare; che come avveniva nei lavori passati, riesce a marchiare a fuoco il cuore dell’ascoltatore (cito su tutte
”Scratch out my Face on Every Portrait”).
La nota dolente, ricongiungendosi all’inizio del nostro articolo, è che probabilmente non si sentiva una vera e propria necessità di questo nuovo LP; poiché tutta questa iperproduttività, pur non inficiando sulla qualità del singolo prodotto, va a detrimento della capacità creativa del gruppo, il quale ha dato vita ad un quinto “episodio” totalmente sovrapponibile ai precedenti.
In ogni caso il disco funziona… e tra atmosfere vampiresche, momenti sospensivi che donano un alone oscuro, orrorifico e dai tratti teatrali, su cui si inseriscono sfumature epiche dotate di sontuose melodie sinfoniche, spezzate da partiture violente, pregne del nichilismo più misantropico, ci si trova abbracciati da un vero e proprio "mondo" dominato dalla nostalgia per la fiamma nera.
Una fiamma nera recante con sé tutta la sua elitaria e decadente poetica; la quale ancora oggi conserva intatta, a distanza di decenni, una irresistibile capacità di fascinazione.
Recensione a cura di
DiX88
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