L'esordio discografico dei francesi
Alkhemia è un album che affronta una visione contemporanea dell’uomo e gli effetti dell’industrializzazione più sinistra sul nostro pianeta, sul quale riecheggia, minacciosa, l’opprimente modernità di Orwelliana memoria.
Un concept, dunque, tenebroso e poco rassicurante che il gruppo di Lille trasforma in musica attraverso un Black Metal dal taglio melodico, dai contorni sinfonici (appena accennati) e dalle traiettorie che traggono ispirazione, anche, dal Melodic Death più epico, di scuola nord europea, in una sorta di ipotetico punto di incontro tra il nichilismo dei polacchi Mgla e le gelide armonizzazioni alla Naglfar dei tempi che furono, il tutto, comunque, interpretato in una chiave piuttosto personale e, comunque, molto "francese".
"Abraxas" è un album dalle belle melodie e con la giusta dose di violenza, ed è un lavoro arrangiato e prodotto in modo convincente che riesce, attraverso brani complessi e mai banali, a colpire nel segno, soprattutto grazie ad una atmosfera pomposa e "moderna" che costituisce il tratto distintivo di un'opera scevra dai difetti classici di un esordio discografico, ma, al contrario, matura ed in grado, soprattutto se ascoltata con attenzione, di rivelare il suo fascino nascosto all'interno di trame ora veloci, ora più lente, ma sempre attente alla chiave melodica ed al lato misantropico del più devastante metallo nero.
Come al solito, la Francia vuol dire garanzia quando si parla di musica estrema...
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