Gli
Atrexial sono una band dedita al black metal proveniente da Barcellona (Spagna), formata per volontà di
Naga S. Maleström,
Louen e
Labelua nel 2014.
Gli spagnoli hanno già dato alle stampe due full-length,
“Souverain” (2017) e
“Gargantuan” (2018), e si ripresentano di questi tempi, a distanza di circa sei anni, con il loro nuovo lavoro:
“The Serpent Abomination”, rilasciato sotto l’egida della
Non Serviam Records.
“The Serpent Abomination” è un disco black che contiene due anime; una che si rifà alla tradizione sinfonica, con qualche contorno atmosferico, mutuata da gruppi iconici degli anni ’90 come
Emperor e
Limbonic Art; e l’altra, che si inserisce in un insieme dinamico piuttosto interessante, rivolto nella direzione del death metal, riscontrabile particolarmente in un certo uso delle dissonanze (che personalmente mi ha richiamato alla memoria gli
Immolation), e in generale per quel che riguarda alcuni movimenti strutturali dei frangenti più duri e veloci, così come nei passaggi delle linee vocali (scream che talvolta cede il passo al growl).
Probabilmente rispetto ai due lavori precedenti questo nuovo LP è quello più esposto alle propaggini della fiamma nera, soprattutto per una questione atmosferica e di saturazione dei suoni, pur senza discostarsi eccessivamente da questi.
Nell’insieme il platter risulta intrigante, ben suonato e dalla produzione cautelativamente moderna.
Al suo interno si trova racchiusa una miscela di aggressività, suoni maestosi dalle tonalità magniloquenti, avvolti da un caos primordiale che abbinato a determinati substrati atmosferici conferiscono un tocco quasi esoterico e trascendentale.
È palpabile il pathos degli
Atrexial (culminante nella conclusiva
“The Finding Light”), traspare la loro essenza, la loro vitalità nera… Tuttavia, purtroppo, a mio giudizio il frutto dei loro sforzi stenta a decollare, lasciando costantemente una sensazione di inappagatezza…
Semplici domande inevase del tipo : “E adesso? Finisce qui?”.
Una “frustrazione” gentile, non integrale, quella che “impongono” i blacksters spagnoli; tuttavia, non facile da perdonare per dei cuori assiderati, bisognosi di fuochi “Estremi”.
Recensione a cura di
DiX88
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