Mi ricordo piuttosto bene degli australiani
The Neptune Power Federation, visto che ero stato solleticato sia dal curioso e fantascientifico (avrà qualcosa a che fare con Isaac Asimov?) moniker che si sono scelti, ma soprattutto perchè ai tempi del loro quarto album, "Memoirs of a Rat Queen" (2019), erano stati "
100% approved by Dr. Stonerman".
Ed ora, approfittando della perdurante assenza del nostro "vate", mi sono avventurato nell'ascolto del loro ultimo lavoro, "
Goodnight My Children", ritrovando quella formazione che ha fatto proprio un gustoso Vintage Rock, tratteggiandolo con i riff ruvidi della coppia
Inverted CruciFox e
Search & DesTroy e abbinandoci un approccio quasi Pop. Se nella scelta dei nickname si poteva fare qualcosa di meglio, musicalmente siamo su un piano decisamente più elevato, già a partire dell'opener "
Let Us Begin", in odor di Who e Thin Lizzy. Ancora più ammiccanti le seguenti "
Lock & Key" e "
Twas a Lie" con i loro cori alla Go-Go's ma sempre dall'anima decisamente Rock, che deflagra all'altezza del viscerale guitar solo, e dove va sottolineata la prova della frontwoman,
Screaming Loz Sutch (vabbè...), camaleontica e trascinante, mentre fanno giusto il loro i rimanenti componenti del gruppo, il bassista
Jaytanic Ritual (nah...) e
Mr Styx (...) alla batteria. Dopo questa prima manciata di brani dinamici, "
Woe Be Father's Troubled Mind" è quello che del lotto che mantiene ancora un legame alle soluzioni psichedeliche del passato, dove il quintetto australiano si propone in un episodio che si fa via via più corale e rockeggiante.
Si scollina così la metà dell'album, e si torna a saltellare prima con le frizzanti, ma un po' anonime, "
Betrothed To The Serpent" e "
Evermore", due episodi dove sono nuovamente i chitarristi a fare la differenza. Si punta poi maggiormente su toni cupi e cambi di ritmo con la seguente "
Hariette Mae", dove assieme alla qualità della loro carismatica cantante, si fa apprezzare quella brusca accelerata che da un bello scossone al pezzo, e che ritroveremo in misura minore anche su "
Goodnight My Children", che tenendo fede al titolo si rivela una ninna nanna
sui generis, elettrica ed evocativa nei suoi chiaroscuri che sembrano quasi voler simboleggiare il passaggio da sonno ad incubo.
Con i suoi otto brani "
Goodnight My Children" è un piacevole tuffo in un retro-rock' seventies ben rivisitato dai nostri, che gli danno un tocco più easy e catchy - forse pure troppo - rispetto alle prime uscite, e direi in linea con la strada intrapresa da "Le Demon De L’Amour".
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