Copertina 5

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2023
Durata:47 min.
Etichetta:MDD Records
Distribuzione:ALIVE

Tracklist

  1. DEVOLUTION
  2. ANCIENT FEARS
  3. DOLLS
  4. I’LL FADE AWAY
  5. INTO THE ABYSS
  6. THE SOULLESS KING
  7. SHORES OF MIND
  8. THE BATTLE WITHIN
  9. MY CREATION
  10. SLAVES

Line up

  • Daniel József Stromayer: Vocals
  • Diana Große - Keyboards: Vocals
  • Robin Thomas Bohn: Git/Back Vocals
  • Hannes Fritzsching: Guitar
  • Rustam Guseinov: Drums / Back Vocals

Voto medio utenti

Abyss of Hel è un progetto originariamente pensato come one-man band dall’ex Thrudvangar Daniel Stromayer. Nel corso del tempo, tuttavia, si è tramutato in una vera e propria band.
Esordiscono a fine 2023 con il loro primo full-length: “Into the Abyss”, rilasciato sotto l’egida della MDD Records.

Ora, non so come sia possibile che la casa discografica, e chi si occupa della promozione, possa presentare un prodotto simile con tali parole:

“Le radici musicali sono più nel death metal americano, ma anche influenze progressive, punk ed elettroniche si trovano negli arrangiamenti, e si uniscono ad un moderno, melodico e allo stesso tempo muro oscuro del suono”

Dunque, cancellate dalla mente buona parte di quello che avete letto, qui di death metal non c’è quasi niente, tantomeno di quello americano. Di statunitense c’è solo un certo tipo di metalcore melodico e piuttosto easy listening caratterizzato da harsh vocals, growls e clean vocals.
Casomai è possibile rinvenire qualche influsso melodic death metal proveniente da formazioni come Dark Tranquillity, e Amon Amarth per quanto riguarda alcune tonalità epic/viking che traspaiono qua e là durante l’ascolto; alcuni accenni ai Children of Bodom e agli Insomnium, e forse a realtà più sperimentali come gli Hollenthon.
Perlopiù, in verità, il disco si muove su coordinate avantgarde dove, ribadisco, di death metal non vi è quasi niente, compreso di quello melodico; bensì, come già anticipato, siamo su lidi metalcore dal sound groove piuttosto spiccato e con un uso dell’elettronica molto forte, richiamante in alcuni frangenti l'industrial dei Fear Factory dell’era più commerciale (quella di “Digimortal” per intendersi), come per esempio “The Soulles King” e “My Creation”.
E in tutto questo si inserisce l’attitudine epic/viking di cui ho scritto ad inizio articolo, giusto impreziosita da qualche tinta folk.

Al di là che il prodotto è stato catalogato in maniera errata, e ciò rischia di essere fuorviante, anche volendo rimanere oggettivi, sembra davvero di trovarsi di fronte ad un full-length poco ispirato e con le idee confuse, oltre che non molto originale. Si ha spesso la sensazione di ascoltare vari pezzi scopiazzati qua e là e accostati insieme in un collage davvero poco riuscito.
Le parti migliori sono quando il riffing si fa duro e tutto il gruppo pesta sull’acceleratore; in particolar modo in alcuni riffs groovy stile Machine Head che riescono a risultare piuttosto coinvolgenti.
Mentre invece nei passaggi più melodici l'insieme risulta davvero scontato... Oltre al fatto che Stromayer nelle clean vocals ha ancora davvero molto da imparare… provate ad ascoltare le stonature di “Slaves”.

Purtroppo, dispiace dirlo, a mio avviso questo non è un buon album. Ci sono discrete idee, tuttavia devono trovare una loro coesione, e soprattutto gli Abyss of Hel necessitano di sviluppare la loro capacità di soggettivare il proprio background musicale.
Risulta al contrario molto buona la produzione, ad opera dell’ottimo Lars Rettkowitz, chitarrista dei Freedom Call; la quale suona assai moderna, potente, nitida e in linea con quelli che sono i canoni di questo genere di proposte.

Recensione a cura di DiX88

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