Nati nel 2020 dall’iniziativa dei chitarristi argentini
Hernan Cattaneo e
Marcos Nieva Green, i
Neon Rider arrivano al debutto discografico sulla lunga distanza carichi del loro amore smisurato per l’
hard n’ heavy melodico degli
eighties, evidente fin dall’immagine scelta per la
cover di "
Destination unknown".
Un sentimento piuttosto diffuso in realtà, con vari gradi d’intensità, e allora diciamo subito che l’operazione di “riciclaggio” attuata dei nostri (completati da
Bruno Sangari al microfono,
Daniel Bravo al basso e
Pablo Ureta alla batteria) non è di quelle particolarmente “creative”, consegnandosi in maniera pressoché assoluta ai più classici luoghi comuni del genere.
La “sorpresa”, se così vogliamo chiamarla, è che nonostante quanto appena affermato, l’
album in questione è abbastanza piacevole, e lo sarebbe stato anche di più se il
missaggio fosse stato meno squilibrato (la voce, tra l’altro non sempre pienamente in controllo, spesso finisce per affossare tutto il resto …).
Segno che il “furto” nei confronti dei venerabili del settore è stato effettuato con una certa destrezza espressiva, quella cioè che rende “
Neon rider” un buon modo per celebrare Rainbow e
Malmsteen, “
Feel the magic” un sentito omaggio all’immarcescibile
modus operandi dei Journey e “
Unleash your fire” un riverente tributo al
class-metal californiano.
Il “gioco” è dunque molto “scoperto” e non ci possono essere
bluff nemmeno quando “
I lay my life in rock and roll” aggiunge immancabili pulsazioni
anthemiche (tra Kiss e Dio) al clima sonico dell’opera e in “
Compass rose” sono i Van Halen a irrompere nel
club dei titolati numi tutelari della
band.
In “
Surreal” e “
My time to say goodbye” tornano ad emergere con forza (e minore incisività) i tipici
cliché dell’
AOR yankee, “
Standing by the edge” è un altro tentativo di emulare l’immane tensione evocativa trasmessa al mondo da un “certo”
Ronnie James, mentre “
One and only” inscena un’impresa analoga attingendo stavolta ai momenti più riflessivi di un signore svedese che di nome fa
Yngwie Johan.
Concludiamo il viaggio nella storia del genere e dei suoi protagonisti con l’inoffensiva “
One night in the big city” e con l’agile e gradevole “
Riders of the night”, che ha la particolarità di poter contare su un coro di bambini, con ospiti speciali
Valentino Sangari,
Sofia Cattaneo,
Leandro Guzman Nieva e
Julieta Nieva Rodriguez, in una sorta di passaggio generazionale di “padre in figlio” che in qualche modo conforta chi confida nella sopravvivenza del
rock n’ roll.
Un futuro magari
leggermente meno dipendente dal suo illustre passato, una sollecitazione che innanzi tutto indirizziamo ai
Neon Rider per la pianificazione e l’attuazione dei loro prossimi passi artistici.
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