Nella sfavillante Los Angeles degli anni ottanta non tutto andò per il verso giusto. Nella grande lotteria hard & heavy successe un po' di tutto, con band che magari non meritavano grande notorietà arrivare facile al contratto discografico, ed altre, con ottimi demo, rimanere al palo come nel caso di
Triangle (si possono ascoltare in versione ufficiale nella compilation
Street Survivors),
Freelance (anche questi usciti solo tramite compilation,
Hot In The City) e
L.A.Rocks.
Proprio con questi ultimi ha inizio la storia degli
Eyes. Fondati dal batterista
Aldy Damian la band ha visto passare fior di cantanti come
Jeff Scott Soto,
Jizzy Pearl e
James Chistian. Negli anni ottanta, '87 circa, la band era in procinto di firmare con la Capitol ma poi non se ne fece nulla e molto di quel materiale trovò riscontro sul secondo "
Window Of The Soul" del '93. Il primo album qui trattato invece uscì per l'indipendente
Curb che era un'etichetta specializzata in country music e così la band non ebbe alcun supporto e gli Eyes persero il treno che, peraltro, essendo pubblicato nel '90 era già passato per via di una storia che tutti dovrebbero conoscere.
La band molto attiva a livello di club losangeleni ebbe i suoi momenti migliori supportando band come
Kansas,
Slaughter,
Great White e
Bad Company. "
Eyes" vede il ritorno di Soto dietro il microfono e, per chi scrive, si tratta del miglior disco di heavy melodico a cui Jeff ha partecipato, nonché "Eyes" uno dei migliori class metal album di tutti i '90. Canzoni come "
Every Single Minute", "
Miss Demeanor" e "
Callin' All Girls" sono esempi lampanti di come ci troviamo davanti ad una band che di gavetta ne ha fatta tanta, risultando completamente rodata, in cui i giri del motore sono al massimo, con refrain che letteralmente esplodono come fuochi d'artificio, supportati da una ritmica agile e potente e chitarre solidissime.
"
Can't Get Enough" rincara anche la dose di adrenalina, mentre "
Walkin' Fire" fa un po' il verso agli
Autograph, ma sostanzialmente la band scava, mio modo di vedere, un solco a suo favore rispetto ai coevi e più famosi
Warrant e
Slaughter, ed in quella stagione solo gli
Steelheart del classico debutto si pongono sullo stesso piano. Poi ci sono le grandi acrobazie vocali di Soto in "
Nobody Said It Was Easy" e "
Don't Turn Around".
Tutto il disco brilla di luce propria e, come detto, rappresenta un magic moment per i fans del class metal nei travagliati anni '90.
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