I
Terreur Nocturne sono una black metal band francese fondata nel 2019 dal cantante
Onéiros, il quale, da sempre tormentato da pavor nocturnus, tenta di sublimare il suo disturbo del sonno dedicandogli il regno oscuro della sua creatività artistica.
Onéiros si è circondato di altri musicisti per dare vita al suo universo, assoldando il chitarrista/bassista
Règne,
Macchabée all’altra chitarra e
L’Aveugle alle pelli.
Il primo full-length dei
Terreur Nocturne, uscito per la
M.U.S.I.C. Records, è una proposta musicale particolare che tenta di unire le sonorità limitrofe al DBM, dunque suoni crunchy, riffs monocorde, feedbacks acustici e atmosfere dilatate, su cui si innestano le tipiche urla straziate dal dolore e le esplosioni nichilistiche, a sonorità maggiormente legate al romanticismo; sottraendo così la proposta dall’ambito puramente depressivo, e collocandola, in vari suoi tratti, in un alveo caratterizzato da un sentimento di più “moderata” e nostalgica malinconia. L’insieme coesiste con un’aura che a momenti si manifesta terrificante, proprio come il terrore notturno che muove le fila artistiche del mastermind della band. Un terrore, un’atmosfera depressiva / nostalgica che lascia pochi scampi, se non qualche apertura in alcune cavalcate più ariose che richiamano ad alcuni passaggi N.W.O.B.H.M.; come per esempio in
“Le bal des condamnés”, in cui tra i vari richiami del rifferama ai
Darkthrone – presenti anche nel riff iniziale di
“Fardeau de mes peines” – sembra di udire echi delle cavalcate che hanno reso gloriosa la vergine di ferro, con l’aggiunta di qualche sentore viking sparso qua e là. Cromature che ritroveremo anche nella solennità della terminale
“L’écho muet des mes plaintes”.
Sono innumerevoli le melodie date sia da un approccio solistico vicino all’hard rock, che all’ampio utilizzo delle chitarre acustiche, avvicinando leggermente il gruppo a lidi post-black come Amesoeurs, Alcest ( di
“Écailles de lune”), Lantlôs, ecc.ecc.; senza tuttavia perdere mai la componente nera ed evitando accuratamente alcune sdolcinatezze che hanno spesso caratterizzato quel filone….
È rinvenibile anche una discreta componente di campionamenti ambient in grado di rendere più coinvolgente l’opera, trasportandoci nella dimensione onirica infestata di fantasmi di
Onéiros, che, unite a certe atmosfere acustiche e più melodiche, ha riportato il mio cuore a
“Bergtatt – Et Eeventyr i 5 Capitler” (1995) degli
Ulver.
L’album è caratterizzato da una produzione estremamente grezza, tra le più selvagge che si possano trovare attualmente in circolazione, contrastando in parte con l’armoniosità di insieme del songwriting, e con quei sentori romantici che traspaiono da ogni nota, e soprattutto dalla prova lirica di
Onéiros.
Si crea un interessante dicotomia tra la brutalità della produzione, principale responsabile della durezza di insieme della proposta dei
Terreur Nocturne, e la struggente poetica gotica di cui è permeato l'LP.
Volendo uscire dal sentiero dei classici maestri, potremmo dare come coordinate di riferimento per intendere l'opera, altre formazioni francesi come i
Glaciation (citati come ispirazione), e a mio parere una sorta di miscela tra le atmosfere disperate dei
Mortifera e il “romanticismo” dei
Seth e dei
Celestia, nonostante si spari con un calibro decisamente più leggero.
“Solitude Post-Mortem” non ha la caratura dei lavori delle formazioni sopracitate, come nemmeno dei danesi
Afsky sbandierati dalla casa discografica; tuttavia resta un prodotto coinvolgente e interessante in tutte le sue ossimoriche sfaccettature.
Una realtà da tenere sotto controllo e da sperare che, data la dualità che ne contraddistingue l’anima, non involva in un progetto eccessivamente smelenzo come quelli di altri suoi colleghi…
Ovviamente questo è il “mio” auspicio… Poiché, in tal senso, è tutta una questione di prospettive.
Recensione a cura di
DiX88