"
Broken Mirror" è il primo album solista per
Manuel Merigo, chitarrista che si è fatto conoscere ed apprezzare per la sua lunga militanza negli In.Si.Dia, e che ora ha deciso di mettersi in proprio dando vita a un album completamente strumentale. Beh, non del tutto "in proprio" dato che nel corso di "
Broken Mirror" troviamo al suo fianco
Paolo Pirola (In.Si.Dia) e
Marco "Peso" Pesenti (Necrodeth) alla batteria e
Alessio Fassoli (Cadaveric Creamatorium) al basso, uno strumento quest'ultimo che lo stesso
Merigo ha comunque imbracciato per la maggior parte dei pezzi.
Non sapevo proprio cosa aspettarmi da "
Broken Mirror", sicuramente non avrei scommesso i "
miei due cent" su del Thrash ruvido e potente alla In.Si.Dia e nemmeno su quello più avventuroso dei Cidodici (formazione dove militano sia
Merigo sia
Pirola), pertanto mi sono avvicinato con le dovute cautele al tasto "PLAY". Ed ecco che alle prime battute di "
Black Sun" mi si apre un mondo... di note vorticose e fluenti, quelle tipiche di un guitar hero, per di più ben sostenute dal drumming di Peso. Il tutto si fa più liquido e spaziale sulla seguente "
Cold in Space", che con i suoi excursus nel Jazz e nella Fusion si rivela meno immediata dell'opener. Gli si fa preferire, e non di poco, il mood intenso e caldo di "
Deep Night", dove alcuni passaggi mi hanno fatto pensare ad Alex Skolnick più che ad uno Steve Vai o Joe Satriani. "
Fire" è poi uno degli episodi più vivaci e incisivi del lotto mentre con le funamboliche "
Perseverance" e "
Purple Flowers"
Manuel torna ad avvilupparsi su note che un momento si arrampicano verso il cielo e quello successivo si lanciano lungo discese mozzafiato. Tocca allora a "
Siren's Scream" che è invece l'episodio dove troviamo qualche traccia in più di Thrash Metal e forse anche per questo è uno di quelli che mi ha maggiormente colpito, e ammetto che non mi sarebbe spiaciuto ascoltarne una versione cantata.
Ci si avvicina alla fine del disco, e arriva il momento di quella "
Traveler" scelta come singolo apripista e che ha al suo interno un dosaggio con un'alta concentrazione di rocce dure e metalli pesanti, per andare poi a chiudere il tutto con un'altra canzone che abbiamo già potuto ascoltare - e vedere, dato che ne hanno realizzato anche un bel video, decisamente professionale - quale "
Walkin' in the Void", dove il chitarrista bresciano torna a soluzioni più intimiste e soffuse, quasi sognanti, facendo cantare la sua chitarra.
Da premiare tanto la volontà di allontanarsi da sentieri già battuti quanto il coraggio di avventurarsi nell'impresa, non facile e sicuramente non comoda, di un album strumentale.
Manuel Merigo, ci ha messo la faccia e... ovviamente la chitarra.
Metal.it
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