I
Ginnungagap sono un gruppo black metal portoghese appartenente al
Clandestine Aldebaran Circle; un circolo di band portoghesi che ricalca le orme del primo
Inner Circle e delle
Les Légions Noires, insieme ad altre formazioni locali come
Degredo,
Espírito Aldebaran,
Lycanthropic Winter Moon,
Mallitiae,
Nox Insultum,
Ordem Satânica,
Stagnat,
Trono Além Morte e
Voëmmr.
In piena tradizione misantropica non hanno reso noto né il numero né il nome dei membri che prendono parte al progetto.
Al momento hanno rilasciato un demo, un EP e un full-length a fine 2023:
“Heliacal Arising”, sotto l’egida della
Signal Rex.
Con un amore viscerale per la natura, il culto per la propria terra e gli dei pagani, affiancati all’adorazione totemica per
"Vikingligr Veldi",
"Hvis lyset tar oss",
"Filosofem" ,
"Dark Medieval Times" e per le registrazioni stile demo tape (realizzata grazie alla produzione di
Henri Sorvali presso il
Trollhouse Audio in Finlandia), e in generale per il black metal atmosferico di metà anni ’90, i
Ginnungagap confezionano un LP monolitico e forse ormai fuori da ogni tempo.
Lo stile dei portoghesi è essenziale e ossessivo – probabilmente, escluso
"Filosofem", ben più ossessivo del lavori sopracitati – e con solo sporadici cambi di ritmo.
È un LP estremamente intimo ed ermetico, integralmente racchiuso sul proprio "Sé", dove è la componente atmosferica a parlarci con i suoi idiomi sconosciuti…
Ogni strumento assume un senso nell’insieme del contesto esclusivamente sotto la veste di mezzo atto a “raffigurare” determinate ambientazioni, e ad evocare specifiche tonalità emotive, quasi smarrendo, lo strumento, il proprio fine originario.
Le linee di chitarra sono perlopiù scandite da drone riffs che si impastano fino a fondersi in una simbiosi perfetta con i tappeti di tastiera; aleggianti su tempi dilatati e tendenzialmente cadenzati e caratterizzati da un alone oscuro impermeabile e oppressivo; il quale, per essere compreso, necessita dell’azione disvelatrice del molteplice racchiuso nella monolitica organicità dell’opera.
Le tastiere e i synth non giocano a favore di aperture ariose, tutt’altro si assicurano la chiusura ermetica dell’involucro notturno che racchiude la sorgente eliacale (
“Heliacal Arising”) di cui i portoghesi si innalzano a messaggeri.
Una sorgente costantemente ammantata da quel gelo nordico che ha fatto la fortuna di moltissime formazioni, e dove tra i vari echi si può rinvenire anche qualche intrusione della scuola islandese…
Potentiam,
Almyrkvi,
Árstíðir Lífsins…
Per certi aspetti mi hanno richiamato anche qualche sonorità proveniente dall’est-europa, stile primi
Negură Bunget e
Drudkh, bensì molto più essenziali, tetri e monocromatici.
Un disco accessibile a pochi affetti dalla nostalgia per l’old-school e dall’amore per l’ermeneutica dei contenuti esoterici, da sempre racchiusi, tra le spire simboliche della nera fiamma.
...Non ingannatevi, qui niente è stato lasciato al caso.
Recensione a cura di
DiX88
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