Chissà perché quando mi imbatto nelle retrospettive di oggi di dischi riscoperti quasi sempre si parte dal 1985. Quasi che in quell'anno, con l'uscita di "
Under Lock And Key" dei
Dokken ed "
Invasion Of Your Privacy" dei
Ratt, si facesse risalire la nascita di un genere o quasi: il class metal e affini. Arrivando poi a glorificare band come
Slaughter o
Warrant che, invece, all'epoca dell'uscita furono bollati come buoni prodotti ma anche un po' stereotipati rispetto la produzione precedente.
Personalmente sto con quest'ultima analisi. Degli
Headpins ad esempio non si ricorda quasi nessuno ed è un vero peccato visto il materiale che la band è riuscita a produrre. Formazione canadese che nasce come progetto di studio di
Brian MacLeod e
Bill Henderson, membri dei
Chilliwack, altra band canadese di cui è consigliato "
Breakdown In Paradise" del 1978. Come cantante assumono l'avveniente
Darby Mills, una sorta di incrocio al femminile di
Brian Johnson e
Geddy Lee.
Insieme registrano l'album di debutto nell'82, "
Turn It Loud", un disco di tirato hard rock che però non va mai a discapito della limpidità dei suoni. Visto il successo raccolto da questo progetto temporaneo, MacLeod e Mills decidono di farne un gruppo permanente ed entra in formazione un altro Chilliwack,
Ab Bryant al basso e
Bernie Aubin alla batteria; così assestati producono il secondo "
Line Of Fire" dell'83, dove il suono si fa più cromato grazie anche all'uso di tastiere. Preludio all'album più maturo, questo "
Head Over Heels", con
Mark Craney che subentra a Aubin e l'aggiunta di un altro tastierista,
Darcy MacDonald.
La band per il materiale prodotto potrebbe ambire al successo, invece rimarrà il canto del cigno, con la cantante Mills che intraprenderà la carriera solista, mentre MacLeod si ripresenterà solo nel '91 per lo splendido debutto di un'altra cantante,
Chrissy Steele con "
Magnet To Steele". "Head Over Heels" è un album magnetico che cattura l'ascoltatore per un songwriting raffinato, ma comunque sempre impostato su tonalità hard, con canzoni adescanti e sinuose come "
Still The One" e "
Death Of Me", con fantastiche parti di chitarra perfettamente bilanciate con sapienti synth ed alla band non mancava di certo personalità e originalità. "
Stayin' All Night" possiede tutto l'incanto dei middle eighties e mette in mostra le doti vocali della Mills che nel frattempo ha reso più duttile il timbro vocale rispetto l'infuocato debutto.
"
Hot Stuff" è giocata su geometrie sorprendenti, con una chitarra risolutamente hard ed un tappeto magnifico di tastiere, con un refrain che rotola su se stesso, bellissima. "
Never Come Down From The Danger Zone" è un blues ad effetto e metallico di grande presa, mentre "
Don't Matter What You Say" e "
Afraid Of The Dark" mettono ancora una volta in mostra l'eccezionale songwriting degli Headpins, con quest'ultima sensuale e notturna, ma senza scadere nella ballad perché non sono una ballad band.
Come si diceva in precedenza, proprio mentre la scena stava per calare i suoi assi, 1985, gli Headpins chiudevano i battenti: riscoprite questa splendida band perché c'è molto prima di quel fatidico anno e "Head Over Heels" è il miglior modo per cominciare.
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