Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:38 min.
Etichetta:Pink Tank Records

Tracklist

  1. WHAT IF
  2. REASON
  3. THE WAY RHCP
  4. SOMBRE VITA
  5. CARRY ON
  6. FRIENDS
  7. LET IT BREATHE
  8. THE MELODY

Line up

  • Tobias Lemberger: guitar, vocals
  • Dennis Oelze: drums
  • Arne Döpper: bass

Voto medio utenti

Ci sono gruppi che si sforzano di riproporre situazioni musicali passate ma alla fine si percepisce che tale impegno è un po’ “posticcio”, per quanto magari anche accurato e meticoloso.
Poi ce ne sono altri che “vivono” immersi nella dimensione espressiva vintage che propugnano e riescono a trasmettere una sensazione di purezza e naturalezza a chi li ascolta, distinguendoli dalla massa di produzioni simili.
I tedeschi Oakfarm appartengono alla seconda categoria di band, e quando, per presentare al pubblico di riferimento il loro albo eponimo di debutto, si parla (in sintesi) di “… un vecchio vinile nascosto degli anni '70 di cui non avete mai sentito parlare, che quando lo si mette su fa volare scintille d’energia vitale …”, non si tratta (solo) di un’iperbole promozionale.
La lezione di Cream, The Animals, Fleetwood Mac, Johnny Winter And e Ten Years After, risorge nei solchi di “Oakfarm” in maniera veramente passionale e anche se si potrebbero anche citare eredi più “moderni” di tale nobile tradizione (dai Masters Of Reality agli I Love You, arrivando fino a certi Rival Sons), l’impressione è che il trio teutonico rivolga precipuamente il proprio ammirato sguardo artistico ai precettori originali, concedendosi solo raramente piccole variazioni vagamente “attualizzate” (in “The way”, per esempio, che potrebbe essere apprezzata pure dai fans dei RHCP più “classici” o in “Carry on”, dove affiorano i The Strokes).
Il resto sembra scaturito da una jam al crepuscolo dalle parti di Bethel o di Monterey e se cercate qualcuno in grado di rievocare nel 2024 quelle atmosfere serafiche, frementi e avvolgenti, Tobias Lemberger (Sons and Preachers), Dennis Oelze e Arne Döpper (Bone Man) sono certamente le persone giuste per trasformare ogni circostanza d’ascolto in un caleidoscopico happening (provate con “The melody”, per un immediato riscontro …).
Qui non è una questione di “moda” o di pavido rifiuto del “progresso” … gli Oakfarm appaiono talmente “dentro” i concetti del rock-blues dei sixties / seventies che prendersela con loro perché hanno miracolosamente trovato il modo di “fermare” il tempo sembra davvero assurdo … gli amanti del genere (un po’ invidiosi …) ringraziano.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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