Ci sono gruppi che si sforzano di riproporre situazioni musicali passate ma alla fine si percepisce che tale impegno è un po’ “posticcio”, per quanto magari anche accurato e meticoloso.
Poi ce ne sono altri che “vivono” immersi nella dimensione espressiva
vintage che propugnano e riescono a trasmettere una sensazione di purezza e naturalezza a chi li ascolta, distinguendoli dalla massa di produzioni simili.
I tedeschi
Oakfarm appartengono alla seconda categoria di
band, e quando, per presentare al pubblico di riferimento il loro albo eponimo di debutto, si parla (in sintesi) di “
… un vecchio vinile nascosto degli anni '70 di cui non avete mai sentito parlare, che quando lo si mette su fa volare scintille d’energia vitale …”, non si tratta (solo) di un’iperbole promozionale.
La lezione di Cream, The Animals, Fleetwood Mac, Johnny Winter And e Ten Years After, risorge nei solchi di “
Oakfarm” in maniera veramente passionale e anche se si potrebbero anche citare eredi più “moderni” di tale nobile tradizione (dai Masters Of Reality agli I Love You, arrivando fino a certi Rival Sons), l’impressione è che il trio teutonico rivolga precipuamente il proprio ammirato sguardo artistico ai precettori originali, concedendosi solo raramente piccole variazioni vagamente “attualizzate” (in “
The way”, per esempio, che potrebbe essere apprezzata pure dai
fans dei RHCP più “classici” o in “
Carry on”, dove affiorano i The Strokes).
Il resto sembra scaturito da una
jam al crepuscolo dalle parti di Bethel o di Monterey e se cercate qualcuno in grado di rievocare nel 2024 quelle atmosfere serafiche, frementi e avvolgenti,
Tobias Lemberger (Sons and Preachers),
Dennis Oelze e
Arne Döpper (Bone Man) sono certamente le persone giuste per trasformare ogni circostanza d’ascolto in un caleidoscopico
happening (provate con “
The melody”, per un immediato riscontro …).
Qui non è una questione di “moda” o di pavido rifiuto del “progresso” … gli
Oakfarm appaiono talmente “dentro” i concetti del
rock-blues dei
sixties / seventies che prendersela con loro perché hanno miracolosamente trovato il modo di “fermare” il tempo sembra davvero assurdo … gli amanti del genere (un po’ invidiosi …) ringraziano.
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