Copertina 9

Info

Anno di uscita:2017
Durata:55 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. ALL I SEE IS YOU
  2. THE TELL
  3. IN CARICATURE
  4. SILENCE MUSIC
  5. FEARLESS
  6. EVERLASTING LOVE
  7. FREEDOM OF THE NIGHT
  8. THE LIGHT IN YOUR EYES
  9. RISING UP
  10. THE SILENCE SAYS IT ALL
  11. FASTER THAN A PRAYER
  12. UNMASKING THE MISTERY

Line up

  • Jim Peterik: vocals, guitars, keyboards
  • Toby Hitchcock: vocals
  • Mike Aquino: guitar
  • Christian Cullen: keyboards
  • Klem Hayes: bass
  • Ed Breckenfeld: drums

Voto medio utenti

Bambini assenti e presenti, attenti!
(Courtesy of Cochi e Renato a “Quelli della domenica")

Oggi parliamo di “feeling”, e in particolare di quello trasmesso dalle note musicali, imprigionate in un dischetto di policarbonato e alluminio o in un archivio di dati in formato digitale.
Di quella “roba” insomma che quando ascolti una canzone ti rende euforico o malinconico, fa viaggiare la mente oppure carica il sistema nervoso di endorfine o di elettricità … in poche parole, ti emoziona e ti fa stare bene.
E quando questo succede, e in maniera piena e profonda, concetti come innovazione stilistica e “originalità”, diventano “quasi” secondari, sovrastati da impulsi sensoriali tanto intensi da eventualmente dominare anche la ragione.
Che Jim Peterik sia un “pilastro” del rock melodico è un fatto assodato, allo stesso modo in cui Toby Hitchcock è ormai universalmente riconosciuto come uno dei grandi della fonazione modulata adulta, e se la loro competenza e vocazione non era in discussione, ai Pride Of Lions si chiedeva di emendare le pur minime flessioni emotive del precedente “Immortal” e di riconquistare quel ruolo egemone apparentemente non più del tutto inattaccabile.
Ebbene, “Fearless” è un autentico trattato accademico di passionalità, che non “ha paura” della “storia” del genere e la impregna di una vitalità rara, la quale, aggiungendosi a talento, classe, gusto, tecnica e magnetismo, rende il prodotto qualcosa di incredibilmente fascinoso e “taumaturgico”.
Un disco fatto di un “corpo” guizzante e di una “anima” sensibile, capace di conquistare immediatamente con una magniloquente opener del calibro di “All I see is you”, per poi accrescere ulteriormente la sua capacità catalizzante in pezzi che s’intitolano “The tell”, melodrammatica e soffusa, “In caricature”, spigliata e vaporosa, e “Silence music”, semplicemente perfetta per vibrante tensione espressiva e travolgente forza empatica.
Non è facile proseguire nel programma dopo una “botta” di tal entità, ma sarebbe ingeneroso sminuire gli effetti euforizzanti della title-track dell’albo, seguiti dall’opulento lirismo romantico concesso a “Everlasting love”, una “specialità della casa” che non fatica a insinuarsi nei sensi di tutti quelli che nel petto hanno un cuore che batte.
Ai “nostalgici” dei Survivor sono dedicate “Freedom of the night” (scritta con Hal Butler, tastierista del compianto Jimi Jamison) e “The silence says it all”, a chi cerca una bella dose di grinta “cinematografica” è indirizzata “Rising up”, mentre l’enfasi della radiosa “Faster than a prayer” e della filosofica “Unmasking the mistery” combinano ad arte grandeur e attanagliante contagio melodico.
Can’t fight this feeling (lo diceva già "qualcun altro" ed è anche lo incipit di “The light in your eyes”, forse l’unico momento appena un po’ epidermico dell’opera) … e francamente non vedo nessun motivo al mondo per farlo … abbandonatevi completamente ai Pride Of Lions … i Maestri sono tornati a dettar legge.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 04 feb 2017 alle 17:17

In disaccordo. Il disco è poco ispirato, noioso, di mestiere, come il precedente Immortal...nulla a che vedere coi primi 3 capolavori. Il songwriting è ormai andato, cristallizzato nella solita canzone e melodia che si sente da 20 anni. E' un mistero il motivo per cui alcuni album vengano giudicati obiettivamente, e altri uguali vengano invece giudicati enormemente oltre il loro valore...quando il contenuto è lo stesso. Boh. Sono contento per chi apprezza questo pilastro del genere (Peterik), ma se uno ascolta da decenni questo genere non si lasci ingannare, è il solito disco ben prodotto, ben eseguito (come potrebbe essere altrimenti?), ma stantio. Peccato.

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