Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2023
Durata:43 min.
Etichetta:Ván Records
Distribuzione:Ván Records

Tracklist

  1. ÝRR
  2. ÞISTILL

Line up

  • Árni: Drums, Guitars, Bass, String instruments, Effects, Vocals, Vocals (choir)
  • Stefán: Guitars, Bass, Vocals, Vocals (choirs)
  • Marsél: Vocals, Vocals (choirs), Narration

Voto medio utenti

La band germano-islandese Árstíðir Lífsins, capitanata dal polistrumentista Árni, già presente nel circuito nero anche con i ben più caustici Carpe Noctem (ottimo nome della cosiddetta icelandic black metal scene, gravitante intorno alla città di Reykjavík), dopo aver rilasciato il loro quinto album nel 2020, “Saga á tveim tungum II: Eigi fjǫll né firðir”, si ripresentano nel 2023 con un EP: “Hermalausaz”, nuovamente sotto l’ala della Ván Records.
Il nuovo pargolo ha la durata di un vero e proprio full-length, 43 minuti, quantomeno se si stesse parlando di una formazione comune; ma questo non è il caso degli Árstíðir Lífsins, i quali viaggiano mediamente su tempi molto lunghi…

“Hermalausaz” è composto da sole due tracce… e sono sincero non è facilissimo fare una recensione su 43 minuti di musica suddivisi in così poche canzoni.
Inoltre sono uno di quelli che ritiene che gli Árstíðir Lífsins siano giunti a un punto in cui necessitano di ricalibrare qualche ingrediente della loro proposta. Questo poiché credo che il sentiero atmosferico, infarcito di musica ambient, dove imperversa quel black metal dai tratti folk/viking di stampo progressive, a mio avviso fortemente debitore per vari elementi anche al cascadian, sia ormai giunto al suo capolinea; in quanto già interamente esplorato dalla band di Árni nei lavori passati.
Il motivo per cui ho recuperato questo EP è perché generalmente tali tipologie di uscite rappresentano una sorta di spartiacque, o un segno premonitore, di novità all’orizzonte pronte a riversarsi nel successivo full-length. Ho pensato così anche in vista del fatto che vi erano stati circa tre anni di silenzio dall’ultimo lavoro lungo.
Devo affermare che il mio auspicio in merito alla venuta di nuovi venti non è stato soddisfatto, perlomeno non integralmente. Vedrò di spiegarmi meglio…
Questi due brani sono un flusso continuo di musica, in particolar modo il primo; nel quale si trovano poche decelerazioni e in cui le parti atmosferiche non perdono mai il contatto con la musica vera e propria; dunque senza sfociare in infiniti contesti ambient, che per quanto affascinanti, a mio avviso, iniziavano un po’ a risultare stantii; mentre qui è invece il black metal ad assumere il ruolo di padrone. Ed è questo il punto di “novità”.
Tale attitudine sfocia in due brani interminabili, dove tuttavia il “nucleo” riesce a tenere strette a sé tutte le diramazioni delle varie suite che vi orbitano intorno, e a risultare sempre e comunque avvincenti.
Mentre quando mi riferisco al fatto che le mie aspettative di rinnovamento sono state deluse, intendo che i nostri vichinghi ci propongono il solito canovaccio black a cui ci hanno abituato fin dai loro albori. Una materia nera dalla produzione leggermente levigata e dalla professionalità ineccepibile, a sostegno di un songwriting dove si intromettono con prepotenza le solite atmosfere folk, seppure in misura minoritaria, e gli elementi viking mutuati dell'era epic/viking dei Bathory, all’interno di un rifferama spesso debitore all’heavy metal della scuola britannica.

“Qui dentro” tutto funziona alla perfezione, e alcuni elementi, sebbene pochi, di riassestamento stilistico, si possono avvertire… Riassestamento, che, ribadisco, diviene necessario per far sì che i loro punti forza non si tramutino in fragilità.
Non resta che attendere per capire quale sarà la direzione del gruppo, e come intenderanno proseguire su un album vero e proprio.
Per il momento, invece, possiamo lasciarci cullare dall’antica arte poetica di stampo norreno; in grado di prendere forma viva in questo perfetto connubio di musica e versi ispirati alla criptica iscrizione runica della pietra norvegese occidentale Eggj; così come ad un’accurata selezione delle complesse poesie composte dagli autori delle corti scandinave…
I cosiddetti scaldi.




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Recensione a cura di DiX88

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