Dopo aver terminato la trilogia space ambient con "
Echoes of the Thalassic Deep"
Toni Parker (alias
Dis Pater, che in questo 2024 per non farsi mancare niente ha collaborato con i greci
Kawir nell'ottimo "
Kydoimos") ha concluso con questo "
Biolume Part 3 - A Fullmoon Madness" (
I, Voidhanger Records) anche la saga dedicata alla luminescenza, il fenomeno fisico che consiste nell'emissione di fotoni di luce visibile o invisibile da parte di materiali eccitati da cause diverse dall'aumento di temperatura.
Se il primo capitolo aveva una durata di 72 minuti ed il secondo di oltre 100 era folle pensare che l'epilogo fosse sbrigativo e rapido ed infatti "
Biolume Part 3" ha un running time mostruoso di oltre 2 ore!
Impegnativo dunque ma dopo svariati ascolti (principalmente notturni per non dover interrompere continuamente) è assolutamente chiaro il motivo di una tale durata: l'album ha la struttura e le dinamiche di una colonna sonora cinematografica sia per le atmosfere che sa creare che per i diversi stili che mette su pentagramma.
"
As Darkness Dims The Fire" - l'opener - dopo una parte iniziale epica che farebbe felici i fan di
Howard Shore e che poco ha di metal, si dipana su sentieri battuti dagli
Arcturus più teatrali.
Le partiture di tastiera e synth, gonfie, imponenti, roboanti, accompagnano tutti i brani regalando un'enfasi ed un mood più simile ai primi
Dimmu Borgir che ai
Darkspace come spesso
Dis Pater ci aveva abituato ad ascoltare.
Oltre alle tessiture atmosferiche ed oniriche però il black metal è ben presente nell'album, forse anche più che nei precedenti, prova ne siano "
The Long Forgotten Dead", "
They Have Always Known" e "
The Horned Goddess" che nel loro incedere violento, gelido e sferzante ammiccano ai lavori di
Emperor e
Limbonic Art.
Come detto poco fa, una delle caratteristiche principali dell'ottavo full dei
Midnight Odyssey è di abbracciare una vastissima gamma di sonorità perciò non deve stupire che - ad esempio - "
Witching Eyes" risuoni imponente, epica, di respiro ampio, come una vallata verde che si rischiara repentina appena colpita da raggi sfuggiti ad un cielo ancora prigioniero delle nubi.
Le variazioni continuano per tutti i 120 minuti di durata e terminano con "
Luna", la canzone più lenta, atmosferica, eterea di tutto il platter: tappeti di synth dilatati, voce e cori per concludere il tutto instillando nell'ascoltatore nostalgia e voglia di infinito.
Disco complicato da consigliare sicuramente ma a cui accostarsi con la consapevolezza di essere di fronte ad un'immersione profonda e non ad un tuffo in superficie: una volta capito questo basta abbandonarsi ed i
Midnight Odyssey faranno il resto.
"
Luna, rise on this lonely night
Luna, show me your glowing light
Luna, light all the creatures eyes
Luna, shine for me one more time"
Midnight Odyssey - "
Luna"
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