Gli
Aborted si ripresentano a distanza di circa tre anni da
"Maniacult" con il loro nuovo lavoro,
"Vault of Horrors", che segna il cambio definitivo di etichetta del gruppo - già anticipato con il singolo del 2022 –, sciogliendosi così dalla Century Media Records a favore della
Nuclear Blast.
Con questo nuovo full-length i belgi effettuano un distacco ancora più marcato nei confronti di quella miscela di Death/Grind, dai tratti melodici, ottenuta dalla fusione dell'anima dei primi
Carcass e
Napalm Death, con le sonorità di
"Necroticism- Descanting the Insalubrious" (1991) ed
"Heartwork" (1993) - oltreché con quelle della fase dei
Death della seconda metà dei '90 - a favore di un avvicinamento più marcato a un brutal moderno e dai tratti sperimentali.
La modernità è la chiave che dischiude la comprensione di questo disco, il quale è innanzitutto una prova di forza, data, oltreché dalla furia esecutiva della band, dall'ampio supporto tecnologico conferito da una produzione pompatissima ad opera di
Dave Otero (
Cattle Decapitation, Vitriol, Wake, Allegaeon, ecc.ecc.); contraddistinta da suoni corposi, nitidi e deflagranti, su cui si inserisce un certo uso dell'elettronica che a mio avviso si insinua anche nei breakdown (
"As Golgothan"), o almeno tale è la sensazione, rendendoli ancora più esplosivi.
Inoltre, nel marasma sonoro, prevalentemente improntato sulla velocità, si possono rinvenire anche alcune orchestrazioni atmosferiche risultanti dall'uso dei synth, volte a creare un'ambientazione che ricorda vagamente frangenti cosmici e talvolta futuristici.
Musicalmente parlando vi è un condensato di quasi tutte le varianti del metal estremo assoggettate alla volontà di potenza del brutal, che tuttavia contiene ancora una forte componente Grind/goregrind, e a mio avviso anche qualche episodio thrashy molto gradevole (
"Insect Politics").
Possiamo trovare momenti di matrice Industrial, come oltre nella già citata
"As Golgothan", in
"The Shape of Hate" o in
"Natuorom Demonto", ma non solo...
Non mancano anche svariati influssi tendenti al Deathcore, come per esempio in
"Malevolent Haze", che non a caso vede la presenza di
Ricky Hoover.
La partecipazione di numerosi special guests è una delle particolarità di
"Vault of Horrors", in quanto ogni traccia vede la presenza di un singer di band piuttosto note ad affiancare
Caluwé (abbiamo membri di
Cryptopsy,
Fleshgod Apocalypse,
Shadow of Intent,
Despised Icon, ecc.ecc.).
Questo a mio parere, per quanto risulti interessante, è uno dei punti critici del disco, poiché purtroppo finisce per disperdere l'identità del gruppo, nonostante il songwriting sia di qualità molto alta.
Inoltre vi è da menzionare, per essere completi, che ogni brano trae ispirazione da noti film dell'orrore…
Tirare le fila di quanto appena scritto, cercando di dare un giudizio definitivo su questa nuova fatica dei belgi, non mi riesce per niente facile. Sicuramente la qualità che più salta all'orecchio è la raffinatezza del songwriting, manifestantesi a pieno nell'abilità di coniugare dinamicamente tutte queste correnti stilistiche di cui si compone, senza altresì creare quel fastidioso sentore di disomogeneità che spesso affligge tali tipi di prodotti; ma gli
Aborted hanno sempre avuto classe da vendere... Lo sappiamo bene.
Altro aspetto fondamentale è la già citata potenza sonora, che a mio giudizio, tuttavia, complice la super produzione, che sia inteso, è qualcosa che resta inerente ai cardini di riferimento assunti dal Brutal/Grind odierno, nel suo essere così esasperata, ha tolto realisticità alla proposta degli
Aborted. A mio avviso questa non consente la piena emergenza in superficie delle sfumature dell'opera, annullando, così, parzialmente, quella varietà compositiva che invece dovrebbe rappresentare un valore aggiunto.
In ogni caso
"Vault of Horrors" è un full length di qualità… Se siete amanti del corso moderno del metal estremo, ma disposti ad accettare qualche piccola contaminazione, ed è stato di vostro gradimento il precedente
"Maniacult", penso che non avrete problemi a godervi questo nuovo lavoro.
Se invece siete rimasti ancorati ai primi
Aborted, o anche a quelli della fase mediana di
"Goremageddon: The Saw and the Carnage Done" (2003) o
"The Archaic Abattoir" (2005), avrei qualche dubbio nel consigliarlo.
Recensione a cura di
DiX88