Remains Of A Dead World, uscito sotto il vessillo della
Despotz Records, è il titolo della decima creatura partorita dai “greco-svedesi”
Nightrage guidati, come sempre, dal chitarrista
Marios Iliopoulos.
La nuova fatica discografica della band, poco si discosta dalle proposte degli ultimi 2-3 lavori (da
Venomous in poi, tanto per intenderci), mettendo in mostra il solito sound, particolarmente dinamico ed esplosivo, che si muove a cavallo tra binari melodeath-thrash e qualcosa di ancora più estremo.
Buona la prova del nuovo vocalist
Kostantinos Togas che non fa rimpiangere i suoi ultimi predecessori, e formalmente impeccabili anche le prestazioni degli altri musicisti, a partire dal secondo chitarrista
Magnus Söderman (già nei
Mezzrow), che musicalmente si integra perfettamente con
Mario Iliopoulos, mentre il comparto ritmico, ad opera del duo
Francisco Escalona (basso) e
George Stamoglou (batteria,) alterna fasi schizofreniche a momenti più ragionati.
Remains Of A Dead World dimostra, una volta ancora, che i
Nightrage si trovano molto più a loro agio quando privilegiano la sfera melodica, indossando degli abiti a loro più consoni, a tinte death-thrash, piuttosto che quando virano verso territori di estrazione più metalcore a cui, negli ultimi anni hanno spesso e volentieri, fin troppo spesso, strizzato l’occhio.
A fronte di quanto detto, appare dunque evidente che gli episodi più riusciti di
Remains Of A Dead World sono brani quali
Nocturnal Thorns,
A Throne Of Melancholy, o ancora,
Deadliest Sin, ovvero quelle composizioni in cui emerge prepotentemente il DNA musicale della band e la loro spiccata vena melodica, mentre quando i Nostri vogliono mostrare solo i muscoli, non ottengono i risultati sperati.
Nel complesso comunque,
Remains Of A Dead World è un disco che si lascia ascoltare e che sa regalare momenti piacevoli, soprattutto se avete apprezzato i lavori più recenti della band, anche se, è innegabile, che in passato i
Nightrage abbiano sicuramente saputo fare decisamente di meglio; questo è un album gradevole, pur con i suoi limiti, da individuare in una certa discontinuità che porta ad un andamento qualitativamente un pò troppo altalenante.
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