What's your favorite color baby? Living Colour! Sono passati un bel po’ di annetti da quando i Living Colour con il loro debutto raggiungevano il successo (anche grazie al
tour con i Rolling Stones … altro che Måneskin …) e contribuivano in maniera sostanziale all’allargamento dei confini della musica
rock, fornendo un impulso importante al cosiddetto
funk-metal, diventato poi un fenomeno musicale (e non solo … si pensi alla
Black Rock Coalition …) ad ampio spettro, di quelli, come spesso accade, tanto impattanti quanto divisivi.
I Living Colour, passata la “sbornia" da popolarità, si sono sciolti e poi riformati attraverso una parabola professionale che li accomuna a molte altre formazioni, ma chi ha continuato a seguirli ha potuto constatare quanto il loro
sound abbia saputo mantenere efficacia e creatività.
Ora, ritrovare
Corey Glover, il loro fenomenale
vocalist, in questo nuovo progetto denominato
Sonic Universe, affiancato da
Mike Orlando (Adrenaline Mob)
Taykwuan Jackson (Sworn Enemy) e
Booker King (Santana,
Paul Simon,
Billy Cobham …), non può che accendere le fantasie di tutti quelli che, per esempio, hanno appurato come in “
Shade” (il bellissimo lavoro del 2017) il gruppo
newyorkese non abbia perso una stilla del suo smalto.
Ebbene, a costoro, così come a tutti gli estimatori del genere, non posso che consigliare caldamente il contatto con “
It is what it is”, un disco intriso di un’energia prorompente, con un
Glover in forma smagliante e il resto della
band assolutamente all’altezza delle inevitabili elevate aspettative.
Musicalmente, siamo dalle parti dei momenti più
heavy dei suddetti Living Colour, mescolati con le scosse terremotanti dei Rage Against The Machine e con appena un pizzico del
groove caldo e denso di certi King’s X, e in tale contesto il primo plauso (il secondo in realtà, subito dopo quello indirizzato a
Mr. Glover, vero “catalizzatore emotivo” della situazione …) va speso per
Mike Orlando, degno epigone di maestri dello strumento del calibro di
Tom Morello e
Vernon Reid.
Aggiungiamo una sezione ritmica davvero pirotecnica ed otteniamo bordate soniche come “
I am”, con il suo andamento sincopato e avviluppante, o come la
title-track dell’opera, che esplode negli
speaker con tutta la cangiante e furiosa carica di un
R&B metallizzato.
“
Turn a blind eye” (che sembra cantata da
Glenn Hughes …) e ancor di più la fremente “
My desire”, piaceranno in particolare ai fans dei RATM, mentre l’
hard-rock blues pastoso “
Whisper to a scream” concede un’opportuna pausa ad un programma fin qui veramente frenetico e incalzante.
Un flusso sensoriale impetuoso che riprende la sua corsa grazie alla pulsante “
Higher”, seguita da “
Life”, lievemente meno incisiva, e da “
Come what May”, che invece ritorna a sollecitare prepotentemente i gangli sensoriali attraverso un riuscito
mix di RATM e
Lenny Kravitz.Ottime vibrazioni le garantiscono ancora sia la melodia seducente di “
I want it all” e sia la travolgente “
Beautiful disunity”, un autentico vortice di tensione espressiva e catarsi con cui i
Sonic Universe si congedano da un ormai pienamente soggiogato ascoltatore.
“
It is what it is” non possiede, per ovvie ragioni, la carica “sovversiva” che la contaminazione sonora a cui si rivolge arrivò ad avere nei primi anni novanta e non ha nemmeno la “genialità” dei capisaldi del settore, ma è anche ben lontano dall’apparire una sterile operazione “nostalgica”, appagando in maniera intensa la “voglia” di
funk-metal di tutti coloro che la desiderano ritrovare o non l’hanno mai persa.