Secondo album per i greci
Khirki che, a distanza di tre anni dal precedente 'Κτηνωδία' rimettono insieme le idee per un nuovo full lenght che sa proprio di continuazione di quest'ultimo, ampliando la varietà di diversi stili proposti nella loro musica. Tutto ciò viene tramutato in musica su
'Κυκεώνας', il quale fin dalla stupenda copertina riesce a trasportare immediatamente nel mondo dei Khirki, tanto sfaccettato quanto affascinante e pieno di piccoli dettagli da ascoltare e riascoltare. Ma andiamo con calma. Non cambia la lineup, ma cambia l'etichetta che, se nel caso del debut album non era presente, venendo autoprodotto, in questo caso tocca alla
Venerate Industries prendere l'onere.
La band gioca, più di quanto fatto col predecessore a mio modo di vedere, su elementi folk e talvolta progressive, partendo da una base di metal classico, alle volte più aggressivo e altre meno, come in
'Heart Of The Sea', rigirandolo a piacere, dandogli una forma diversa, senza perdere però la vera essenza. Sembra un trattato di filosofia, ma quello che si prova durante l'ascolto dell'album è come una montagna russa di emozioni, alcune conosciute e altre ancora sconosciute che provocano curiosità e difficilmente fanno staccare l'ascoltatore dal disco. Tornano in maniera prepotente le linee stoner rock che avevano tanto fatto capolino in
'Κτηνωδία' su 'Hekate', che avanza come un macigno lasciando distrutti tutti sul suo cammino, grazie anche a una performance vocale di
Dimos Ioannou che, tolti alcuni momenti dove sembra esservi una parvenza di respiro, accompagna la canzone perfettamente. Purtroppo non riesce a splendere tutto per i quasi 50 minuti di ascolto,
'Your Majesty' sa un po' di autocitazionismo, mentre
'Pumping The Vein' per quanto ottima risulta un po' staccata da tutto il resto, ma complessivamente ci si trova davanti a un lavoro che dal punto di vista emotivo è assolutamente encomiabile, ascoltare
'Father Wind' e il suo crescendo per rendersene conto, spezzata in una prima metà più folkloristica e una seconda dove un assolo di chitarra ipnotico di
Ioannou prende il comando, seguito da
Spiros Stefanis che alla batteria è un vero animale.
'Κυκεώνας' è uno di quei dischi che vanno ascoltati con attenzione, ma non solo. Vanno vissuti, senza fare nulla in sottofondo, dedicandosi solo all'ascolto e facendo trasportare dalla musica. Quello che ne scaturirà saranno, come detto sopra, emozioni che difficilmente saremo capaci di ignorare, e portati ad approfondire. E ascoltare nuovamente...
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