Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2024
Durata:38 min.
Etichetta:Dusktone

Tracklist

  1. CELESTIAL AND BURIED
  2. EARTH AS A FURNACE
  3. MURMURS OF FAITH
  4. JVLIVS CAESAR GERMANICVS
  5. DEVOTIO
  6. A DANCESTEP OF FATE
  7. FROM PLOWSHARES TO SWORDS

Line up

  • Stefano G.: vocals, guitars
  • Nicola D. A.: fretless bass
  • Marcello M.: drums

Voto medio utenti

I Laetitia In Holocaust scrivono il loro capolavoro definitivo (?).

Non mi è possibile etichettare "Fanciulli D’Occidente", il cui titolo, concettualmente, va inteso come una sorta di memoriale per gli antenati dei popoli europei e un augurio che i bambini di oggi possano dimostrarsi degni del sangue versato dai loro predecessori, in nessun altro modo se non con quella parola che troppo spesso viene abusata.
Siamo al cospetto, infatti, della "perfezione" estrema tramutata in arte, disciolta in sette tracce schizofreniche, distanti da modelli precostituiti, segnata da un'anima fortemente progressive, a tratti jazz, che si interseca, apparentemente su coordinate impossibili, con il black metal d'avanguardia secondo una logica non logica in grado di creare un tutt'uno armonico sfruttando pezzi che provengono da universi distanti anni luce.
Eppure, nonostante la vena sperimentale, nonostante la mancanza di una vera e propria forma canzone, nonostante peripezie tecniche che non appartengono, solitamente, alla musica black, nonostante brani che si poggiano più sul fretless bass (e su una incredibile batteria) che sulle chitarre (comunque strepitose in fase di riffing ed armonizzazioni), nonostante una prova vocale cangiante e scevra da ogni modello, nonostante tutto insomma, "Fanciulli D’Occidente" è un lavoro fruibile che si ficca in testa fin dal primo ascolto accompagnandoti lungo un sentiero, grigio e periglioso, che si spinge in sinuose peripezie che inglobano, come in un vortice, strumenti "strani", sprazzi di death tecnico, violentissime accelerazioni prive di umanità (quella presente in "Earth as a Furnace" va di diritto nell'olimpo dell'estremo), dissonanze e delicati arpeggi, melodie affascinanti e brutalità senza anima.

Come è possibile creare un universo così straniante ma così avvolgente al tempo stesso?
Molto "semplice": talento (tanto) e consapevolezza dei propri mezzi.
Questi sono i Laetitia In Holocaust, questa è la gioia nel dolore (alla quale rimanda il loro nome), questa è l'eccellenza trasformata in musica.
Questa è, anche e fortunatamente, l'Italia.

Questo potrebbe, dunque, essere l'album estremo più straordinario e sconcertante nel quale io mi sia imbattuto quest'anno che, con ogni probabilità, non piacerà a tutti, ma che sarà miele per gli ascoltatori aperti e coraggiosi.

Come ho già detto: capolavoro.

Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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