Prima di tutto una nota di “colore”: il nome del gruppo è stato mutuato da quello dell’ultimo bordello (ora trasformato in museo) di Bergen.
Poi qualche nota biografica: la band nasce nel 2009 partendo da un sostrato espressivo che include, oltre al
black-metal, pure l’
hardcore / punk e sono passati ben dieci anni tra la pubblicazione dell’
Ep di debutto (“
We are the lords of hellfire …”, 2011) e il primo
full-length (“
Null”, 2021).
Infine, apprendiamo che questo “
Verdande” è stato concepito tra un seminterrato della loro città natale e un’isola nel Mare di Barents.
Tutta “roba”, insomma, che ci fa supporre che i
Vestindien siano una formazione abbastanza “particolare”, ipotesi confermata dall’ascolto dell’opera, un coacervo di stili che soprattutto dal punto di vista delle “intenzioni” può ricordare in qualche modo le scelte espressive dei Motorpsycho, degli Ulver o degli Shadow Dancers, illustri conterranei dei nostri.
La beffarda iconoclastia del
punk, le esplorazioni cosmiche della psichedelia, echi
folk,
dark-rock e
death / black-metal, si fondono in un programma che stimola la porzione più inquieta e arcana della percezione mentale, sostenendo al contempo il tipico immaginario nordico dominato dalla solitudine e dalla desolazione.
Una miscellanea sonora non perfettamente realizzata e a tratti affetta da talune eccedenti prolissità, e tuttavia molto spesso piuttosto affascinante e coinvolgente, come accade nelle spirali glaciali di “
Humus”, nel malessere minaccioso e trascendente di "
Etter ilden” e "
I en hule under berget” e ancora in “
Forbi stillheten”, che potrebbe non dispiacere ai sostenitori dei New Model Army, e nella sferzante “
Innover”.
Altrove, vedasi “
Evig lys” e “
Alt vårt” in cui sembra prendere il sopravvento la componente
death / doom, il suono, pur seducente, diventa meno imprevedibile e peculiare, mentre alla
title-track dell’albo spetta la palma di momento più straniante, enfatico e apocalittico dell’ascolto, non lontanissimo da certe cose dei Sol Invictus.
I
Vestindien con “
Verdande” propongono un
sound da migliorare sotto il profilo della focalizzazione e della sintesi, ma che merita attenzione perché punta alle vette dell’immaginazione e del coinvolgimento emotivo attraverso soluzioni musicali tutt’altro che “facili” e scontate … non rimane che supportarli nel perseguimento dell’ambiziosa meta.
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