Copertina 7,5

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2024
Durata:44 min.
Etichetta:Dark Essence Records

Tracklist

  1. HUMUS
  2. EVIG LYS
  3. ETTER ILDEN
  4. I EN HULE UNDER BERGET
  5. ALT VÅRT
  6. FORBI STILLHETEN
  7. VERDANDE
  8. INNOVER

Line up

  • Pål Eirik Veseth: bass
  • Karl Johan Johannessen: drums
  • Fader War: guitars
  • Henrik Paulsen: guitars
  • Petter Beyer: synth
  • Torjus Slettsnok: vocals, guitars, synth

Voto medio utenti

Prima di tutto una nota di “colore”: il nome del gruppo è stato mutuato da quello dell’ultimo bordello (ora trasformato in museo) di Bergen.
Poi qualche nota biografica: la band nasce nel 2009 partendo da un sostrato espressivo che include, oltre al black-metal, pure l’hardcore / punk e sono passati ben dieci anni tra la pubblicazione dell’Ep di debutto (“We are the lords of hellfire …”, 2011) e il primo full-length (“Null”, 2021).
Infine, apprendiamo che questo “Verdande” è stato concepito tra un seminterrato della loro città natale e un’isola nel Mare di Barents.
Tutta “roba”, insomma, che ci fa supporre che i Vestindien siano una formazione abbastanza “particolare”, ipotesi confermata dall’ascolto dell’opera, un coacervo di stili che soprattutto dal punto di vista delle “intenzioni” può ricordare in qualche modo le scelte espressive dei Motorpsycho, degli Ulver o degli Shadow Dancers, illustri conterranei dei nostri.
La beffarda iconoclastia del punk, le esplorazioni cosmiche della psichedelia, echi folk, dark-rock e death / black-metal, si fondono in un programma che stimola la porzione più inquieta e arcana della percezione mentale, sostenendo al contempo il tipico immaginario nordico dominato dalla solitudine e dalla desolazione.
Una miscellanea sonora non perfettamente realizzata e a tratti affetta da talune eccedenti prolissità, e tuttavia molto spesso piuttosto affascinante e coinvolgente, come accade nelle spirali glaciali di “Humus”, nel malessere minaccioso e trascendente di "Etter ilden” e "I en hule under berget” e ancora in “Forbi stillheten”, che potrebbe non dispiacere ai sostenitori dei New Model Army, e nella sferzante “Innover”.
Altrove, vedasi “Evig lys” e “Alt vårt” in cui sembra prendere il sopravvento la componente death / doom, il suono, pur seducente, diventa meno imprevedibile e peculiare, mentre alla title-track dell’albo spetta la palma di momento più straniante, enfatico e apocalittico dell’ascolto, non lontanissimo da certe cose dei Sol Invictus.
I Vestindien con “Verdande” propongono un sound da migliorare sotto il profilo della focalizzazione e della sintesi, ma che merita attenzione perché punta alle vette dell’immaginazione e del coinvolgimento emotivo attraverso soluzioni musicali tutt’altro che “facili” e scontate … non rimane che supportarli nel perseguimento dell’ambiziosa meta.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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