I
Widertod sono una black metal band tedesca di cui, nel pieno rispetto della tradizione misantropica del genere, non si hanno molte conoscenze.
Fino ad ora hanno rilasciato un omonimo EP nel 2022, e un full-length nel 2024:
"Anemoia", sotto l'egida della
Vendetta Records.
I
Widertod ci propongono un black metal piuttosto aggressivo, ben miscelato con un saggio utilizzo delle melodie e da contorni atmosferici – senza tuttavia uscire dal sentiero degli strumenti di base –, declinato sotto il segno di una produzione moderna in linea con la nuova tendenza di questo tipo di proposte.
La via che seguono i nostri è quella tracciata principalmente dalla scuola norvegese, pur non disdegnando qualche vibrazione proveniente dai
Dark Funeral, come si evidenzia nell'assalto dell'open track
"Apollo", e in generale dalla scuola svedese più melodica -
Dawn in testa -, in brani dove le linee vocali e il guitarwork si fanno particolarmente epici e accattivanti (
"Chat Noir", e
"Winter Solstice" per fare due esempi).
Comunque sia, in generale, qui troverete un condensato di quanto detto dall'arte oscura nella penisola scandinava nella sua interezza. A primo impatto li ho accostati ai
Whoredom Rife; anche se i tedeschi sono probabilmente più dinamici.
Si hanno brani con strutture piuttosto dilatate, contraddistinti da tremolo essenziali, spesso monocorde, sostenuti da cambi di ritmo che talvolta si fanno decisamente repentini; in altri frangenti, al contrario, assistiamo a semplici ricalibrazioni delle progressioni musicali.
Trovano spazio, tra up-tempo e down-tempo, anche qualche sporadico accenno in mid-tempo, dove emerge un groove massiccio piuttosto moderno, senza tuttavia scadere nell'eccesso che conduce sul sentiero della plastica.
È un lavoro che nonostante la sua tendenza monocromatica riesce a trasmettere i sentimenti tipici del black della prima metà dei 90'; ovvero nichilismo, desolazione, malinconia e solennità, dove a mio avviso in tal senso si raggiunge l'apice in
"Endzeit"; dotata di sentori sinfonici su cui si erge uno scream da brividi.
A tutto ciò si sommano, come già preannunciato, un gran numero di toni epici (
"Sakrament",
"Rot Erde"), talvolta dai connotati folk (che personalmente mi hanno richiamato vagamente a qualcosa degli
Isengard di
"Høstmørke" (1995)).
A mio avviso, se seguite ancora con interesse il black e il revival della scena dei '90 che le nuove band stanno portando avanti, con il dovuto riadattamento - non snaturante - dei suoni gelidi dato dalle odierne produzioni, questo è un disco che dovrebbe fare al caso vostro.
È davvero difficile trovare un difetto ad
"Anemoia". Si tratta di un LP realmente ben bilanciato, tra assalti sonori, parti atmosferiche, cambi di tempo improvvisi e momenti che dal monocromatico virano su partiture più orecchiabili.
Epicità, dramma, desolazione, violenza e ardori pagani: questo è il
Black Metal.
Recensione a cura di
DiX88
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