Negli anni ottanta erano
Universe, nell’albo del ritorno sono diventati
Universe Infinity e oggi si trasformano in
Universe III … ma non si preoccupino gli estimatori dell’
hard ’n’ heavy melodico nordico … al di là di un rapporto un po’ “conflittuale” con il suo
monicker, il quintetto svedese continua anche in questo “
Universe III” a sollecitare i gangli sensoriali di tutti quelli che amano Europe, Brazen Abbot, Glory e certi 220 Volt, senza dimenticare i capiscuola britannici Rainbow.
Niente di particolarmente “sorprendente”, dunque, mentre è pienamente confermata la solidità, la competenza e anche l’apprezzabile “freschezza” compositiva di una formazione che non “inventa” e però sa far funzionare piuttosto bene un suono che nelle “mani” giuste non perde di valore.
Tra i momenti migliori di un programma complessivamente assai piacevole, segnaliamo la melodia e il
refrain seducente di “
I am”, il vago tocco Queensrÿche-
esco della cinematografica “
To serve and protect”, la ballata "
Why” e poi ancora “
Dream of better days”, “
Too late” (entrambe da consigliare in primo luogo ai
fans dei Whitesnake …) e “
It's time” (e qui, invece, sono i cultori dei Rainbow più magniloquenti ad essere chiamati in causa per primi …), a costituire un trittico finale piuttosto coinvolgente e ispirato.
Per chi, infine, apprezza anche sonorità più spigliate e “leggere”, aggiungiamo al suddetto elenco anche “
Casa de los pollos”, comunque (musicalmente) meno frivola di quanto possa far pensare il suo titolo.
Voce stentorea,
riff cromati,
solos imponenti, tastiere estetizzanti e armonie enfatiche e accattivanti, rappresentano il nobile denominatore comune di “
Universe III”, un efficace atto di devozione indirizzato ad un importante “pezzo” della
Storia del Rock, ancora oggi in grado di allietare le nostre giornate.
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