Copertina 5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2024
Durata:50 min.
Etichetta:Kyrck Productions & Armour

Tracklist

  1. AD ASTRA ET ABYSSOS
  2. DEIFY THY MASTER
  3. CONSIGNED TO THE FLAMES
  4. VIR TRIUMPHALIS
  5. I AM YOUR DEMON
  6. THE WRATH OF STORMS
  7. ARS DIAVOLI

Line up

  • Daemon: vocals, instruments

Voto medio utenti

Che il tempo passi, inesorabile, per tutti è un dato di fatto.
Che i Limbonic Art con l'uscita di Morfeus, ormai avvenuta quindici anni fa, avessero perso, ad essere buoni, il 50% della loro magia, era cosa risaputa.
Che il nucleo storico dei gruppi black metal norvegesi della prima metà degli anni '90 non avesse più il fascino dei tempi che furono è, anche, un postulato inoppugnabile.
Ma che il nuovo lavoro di Daemon, unico componente degli alfieri del symphonic black, fosse un lavoro così piatto, beh, questo non me lo aspettavo davvero, anche perchè i due album precedenti, quelli privi del buon Morfeus, pur non essendo capolavori, erano, soprattutto nel caso di "Spectre Abysm", dei buonissimi esempi di musica estrema raffinata, passionale ed assolutamente personale.
"Opus Daemoniacal" no, non è nulla di tutto questo.
E da fan storico dei Limbonic Art (sul mio avambraccio ho il loro logo tatuato) mi dispiace davvero doverlo affermare.
In questi 50 minuti non ci sono idee, le canzoni si assomigliano tutte pericolosamente, le geniali intuizioni sinfoniche / spaziali, pur presenti nei due immediati predecessori, completamente assenti, il riffing di chitarra monotono nel senso peggiore del termine, la batteria elettronica, da sempre tratto distintivo dei Nostri, insopportabile nella sua staticità.
Se, poi, aggiungiamo una copertina più adatta ai Rhapsody of "qualcosa" che ad un album Black Metal, completiamo un quadro ideato e dipinto malissimo.
Insomma, Daemon ci ha messo sette anni per comporre un disco privo di tutto, un disco che, a mio avviso, rappresenta la pietra tombale di un gruppo immenso (fatta eccezione per la discreta "I'm your Demon", nella quale, a tratti, si respirano i veri maestri che furono).
Perchè lo ha fatto?
Soldi? Impossibile, visti genere, etichetta, e mancanza di attività live.
Allora perchè? Probabilmente perchè Vidar Jensen ama il black metal e quello sa fare, e, di certo, non gli è mancata la coerenza di rilasciare un lavoro, comunque, violento e lontanissimo da ogni forma di commercialità, sebbene, purtroppo per noi, l'ispirazione se ne sia andata, probabilmente per sempre.
Addio, dunque, ad uno dei migliori gruppi della storia del metal estremo: lo dico con animo affranto e con una vena nostalgica, ma lo devo dire.
Che l'inferno vi sia lieve.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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