Con quel nome che richiama
Lovecraft, i tedeschi arrivano alla terza fatica dopo un lungo silenzio ma questo è servito a caricare a molla la formazione.
Perchè questo ritorno è un concentrato di black/thrash puro e semplice, niente concessioni e tanta sono e nerissima abnegazione alla causa.
Si parte col botto con la devastante apertura “
Master morality” dove il blast beats e riff divisi tra grattuggia e tremolo reggono l’architettura blasfema.
Si sente che il quartetto ama picchiare sodo ma sa anche alternare scariche aggressive a tempi più ragionati con un chorus “cantabile” ed un epicità sulfurea come in “
No paradise for human sheep”; la titletrack invece è un lento trascinamento nell’abisso fatto di riff che tagliano e corrodono tutto con uno screaming acido e anthemico.
Buon ritorno che pur non facendo gridare al miracolo però ti fa passare in “allegria” il tempo dato che i veterani sanno come si scrivono canzoni, bene, bravi, tris.
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