Ascoltando “
Mission IV”, la prima impressione, molto netta, è che i
Bowmen di musica ne abbiano “consumata” parecchia. Tanto
hard-blues e
grunge, soprattutto, ma anche sconfinamenti nel
metal, nel
prog e nell’
alternative.
Un approccio artistico “aperto” che merita un convinto plauso, e che tuttavia può rendere di non facilissima “fruizione” il loro nuovo lavoro (in realtà terzo
album dei nostri, a dispetto del titolo …), in cui tutte queste influenze cercano una delicata convivenza.
Una volta sottolineata tale eterogeneità espressiva, in verità un po’ dispersiva, è anche necessario evidenziare la capacità della
band tedesca di muoversi con una certa disinvoltura compositiva tra le pieghe dei vari generi, dedicando innanzi tutto l’ammaliante
opener “
Demons” a chi ama le sonorità della grande “tradizione” metallica declinate attraverso un prisma di strisciante ed energica “modernità”.
Con “
Said or done” il clima sonoro si sposta decisamente su ficcanti territori
grungiaroli, mentre “
Diggin’ in the dirt” punta su un
groove scuro e strisciante e “
Fight the tide” rende omaggio alle immarcescibili pulsazioni degli
Zeps con misura e una notevole classe.
Arrivati alla ballata crepuscolare “
Hold me now”, una sorta di fusione tra Soundgarden, Demon e Jethro Tull, l’impressione che il
background espressivo dei
Bowmen sia piuttosto ampio e variegato acquisisce ulteriore fondatezza, avvalorata anche dalla versione acustica del pezzo che arriva a lambire addirittura atmosfere
west-coast.
A chi ancora non fosse convinto, con “
Broken man” i teutonici dimostrano di conoscere anche la “ricetta” del
roots-rock “radiofonico”
yankee (“roba” alla Counting Crows, per intenderci …) e grazie alla cangiante “
Still got my time”, di poter trattare la materia sonora con discreta fantasia.
“
Memories” è un’altra ballata elettroacustica tra Foo Fighters, Soul Asylum e Goo Goo Dolls, e se “
Palace of the king” potrebbe allettare i
fans dei Kings Of Leon, la scalciante “
Rocket man” ritorna sui sentieri più “classici” del
southern e dell’
hard, per poi affidare a “
Black angel” il compito di attrarre i cultori del
rock-blues psichedelico, fatalmente suggestionati dalle spirali magnetiche di un ottimo brano.
Forse al
sound dei
Bowmen manca un pizzico di compattezza e di “coerenza”, ma ciononostante “
Mission IV” si rivela un ascolto godibile e piacevolmente multiforme, da consigliare, una volta accettati i suoi presupposti, senza sbarranti remore.
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