Ulcerate - Cutting the Throat of God

Copertina 9

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2024
Durata:57 min.
Etichetta: Debemur Morti Productions
Distribuzione: Debemur Morti Productions

Tracklist

  1. TO FLOW THROUGH ASHEN HEARTS
  2. THE DAWN IS HOLLOW
  3. FURTHER OPENING THE WOUNDS
  4. TRANSFIGURATION IN AND OUT OF WORLDS
  5. TO SEE DEATH JUST ONCE
  6. UNDYING AS AN APPARITION
  7. CUTTING THE THROAT OF GOD

Line up

  • Jamie Saint Merat: Drums, Percussion, Songwriting
  • Michael Hoggard: Guitars, Songwriting
  • Paul Kelland: Bass, Vocals, Lyrics

Voto medio utenti

Stemperata l'estrema inintelligibilità degli esordi, data da strutture dissonanti e tecnicismi spinti alle loro estreme conseguenze, gli Ulcerate, con "Cutting the Throat of God" (Debemur Morti Productions), proseguono sul percorso già segnato nel precedente (e clamoroso) "Stare into Death and Be Still"(2020). Dove qui, queste componenti – inintelligibilità prodotta da esasperate peripezie dissonanti e atonali – vengono ulteriormente ridimensionate a favore di una maggiore orecchiabilità e di un'intensificazione del lato poetico della loro musica; tramite un sapiente innesto di melodie oscure e abissali dalle quali è impossibile non rimanere incantati.

Anche se inevitabilmente se ne deve fare menzione, allo scopo di conferire dei punti cardinali a cui riferirsi, è superfluo in un'opera simile soffermarsi eccessivamente su generi, influenze o isolare un brano piuttosto che un altro. Gli Ulcerate si sottraggono ad ogni forma di catalogazione, e "Cutting the Throat of God" è un capolavoro che deve essere assimilato come un blocco unico; in quanto la sua suddivisione in tracce è solo un mero espediente "narrativo". Tutto ha un senso esclusivamente nell'oscurità del mare magnum in cui si trova immerso.
Una diade inscindibile tra melodia e brutali dissonanze atonali; un continuo incedere e retrocedere nei ritmi dettati tanto dalle coordinate tipiche del metal estremo, con predilezione per il Brutal più intricato, quanto dall'estrosa grazia di inserti jazzistici; lugubri e gelidi arpeggi mutuati dalla fiamma nera, e una decadenza lirica passionale che fagocita, nella propria furia iconoclasta, la poetica melanconica di quelle formazioni Death/Doom, dalle tinte plumbee, della scuola inglese e svedese della prima metà dei '90. Inoltre si avverte lo zampino di Magnus Lindberg, chitarrista, percussionista, e talvolta persino drummer degli avanguardisti Post-Metal Cult of Luna, che si è occupato del mastering di questa nuova fatica dei neozelandesi.
Un'opera d'arte che comunque sia suona solo come gli Ulcerate. Indubbiamente vi sono similitudini con altre realtà quali i Deathspell Omega, e per certi aspetti i Portal, come già vari recensori negli anni hanno fatto notare; tuttavia questi tre geni hanno creato il loro idioma più autentico; con quello si esprimono, e solo di esso hanno necessità.
Insieme ai già citati francesi, probabilmente stiamo disquisendo di una delle band più originali in ambito estremo, soprattutto se ci riferiamo al Death (il genere a cui sono più affini), degli ultimi vent'anni.

"Cutting the Throat of God" è un viaggio attraverso il tunnel dell'esistenza che per chiunque ha il medesimo principio e il medesimo approdo, e in particolar modo risulta essere una dissertazione sul tema della morale.
Una visione pessimistica di cui il gruppo non richiede condivisione, bensì accettazione.
Gli Ulcerate qui restituiscono a poesia, tecnica e arte, il loro alveo di appartenenza, che è divergente solo per la nostra civiltà nichilista edificata dagli aedi del progressismo.
Poiché per i nostri padri - greci e latini -, arte, poesia e tecnica avevano il medesimo significato; e lo potreste constatare voi stessi tramite una banale ricerca etimologica. È la civiltà del nulla attuale ad aver posto lo iato tra tecnica e arte…
Iato che non sussiste nella musica degli Ulcerate; dove qualsiasi cosa da essi suonata è funzionale e subordinata al messaggio sonoro che desiderano convogliare.
A un ascolto ripetuto vi accorgerete che la loro complessità è tutto fuorché uno sterile esercizio di stile; vi si disvelerà la linearità occultata dalle trame intricate intessute da questi tre alieni. Difficilmente riuscirete a smettere di adorare questa preziosa reliquia nera.

Racchiuso in questo scrigno giace il Santo Graal a cui ogni amante del metal estremo agogna.




Recensione a cura di DiX88

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