Il drummer Mike Terrana (Rage, Malmsteen, Artension, MacAlpine...) con questo suo progetto solista drum oriented intende celebrare i suoi trent'anni di carriera da musicista.
L'album gode della presenza del bassista Kevin Chown (Tiles, Artension, Bellas, MacAlpine), che lo coadiuva anche in ambito compositivo, con la sola eccezione di "Anteres", brano di Billy Cobham; Steve Lukather alla chitarra; più altri sessionman riuniti per l'occasione.
Il genere si assesta tra la fusion stile anni ottanta, con riferimento agli albums solisti di Billy Cobham, Dave Weckl, ed il rock.
Come suona il cd? Beh, semplicemente come se a qualcuno un giorno balzasse di punto in bianco all'intelletto di suonare la fusion, senza averlo mai fatto prima e basandosi su di una manciata di ascolti orientativi.
Non conosco l'esperienza artistico-formativa di Terrana e Chown; inoltre sinceramente non ho apprezzato le "avventure" al di fuori dal rock di Lukather, non ultimo il recente blues project con Larry Carlton, con la sola eccezione degli ottimi, purtroppo effimeri, esperimenti rock-bebop-metal su "Inertia" di Derek Sherinian (brano "La Pera Loca").
Sta di fatto che i nostri spesso danno l'idea di pesci fuor d'acqua. Più a proprio agio quando la musica si sposta sul versante rock, come nel caso di "Samantha".
Terrana, per quanto contenuto, non può scrollarsi di dosso la sua attitudine rock-metal. Stesso discorso per Lukather, troppo ancorato alle sue care pentatoniche.
Chown è colui che convince di meno: incredibilmente svogliato ed irriconoscibile. Se non lo avessi già ascoltato darsi da fare nel suo album solista fusion-rock "Freudian Slip" o pompare la ritmica con i Tiles, lo avrei definito un bassista dalla mediocre personalità.
"Press One For English", ad esempio, è un brano stilisticamente riconducibile ai momenti di "Beneath The Mask" della Chick Corea Elektric Band, specie per l'improvvisa sterzata caraibica, ma in quanto al risultato il paragone è improponibile, sia per composizione che esecuzione. Senza contare l'assolo di chitarra che è insopportabile.
Nemmeno i restanti sessionman mi convincono: l'interplay latita, il sax ha la tecnica e le idee di Kenny G (anzi, forse meno ed è tutto dire....) e deficita anche il voicing dei tastieristi.
I soli due brani che emergono di più rispetto al resto sono "Rio" ed "Infernal Affair", anche se su quest'ultima grava un ulteriore solo di chitarra ben poco convincente.
Insomma, tagliamo corto, mi sento di consigliare l'album ai fans accaniti di Terrana, del quale figura come traccia 9 un assolo live di batteria, e dei musicisti coinvolti; sconsigliato vivavente per i fruitori di musica fusion. Per coloro che, invece, volessero avventurarsi nel genere, sappiate che questo è tra gli album meno indicati.
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