Gli
Akhlys, nati inizialmente come one-man band nel 2009, in Colorado, per volontà di
Naas Alcameth, già noto per progetti come
Bestia Arcana,
Nightbringer e altri, giungono oggi al traguardo del loro quarto full-length:
"House of the Black Geminus", rilasciato tramite la
Debemur Morti Productions.
Inizialmente partiti con sonorità Dark-ambient, come potete ascoltare nel primo full-length
"Supplication" (2009), passano da one-man-band a duo, e attualmente a terzetto, spostandosi gradualmente su lidi Black Metal a tutti gli effetti.
"House of the Black Geminus" è quel che avviene quando talento e amore sconfinato per la fiamma nera svedese colludono al crocevia di stilemi quali quelli di
Lunar Aurora (
"Elixir of Sorrow" e
"Zyklus"),
Blut aus Nord delle fasi più dissonanti (
"The Work Which Transforms God" e
"MoRT" per esempio),
Nagelfar (
"Virus West" era),
Deathspell Omega e non solo.
Siamo di fronte a un album di livelli altissimi…
Anche questa volta, come spesso avviene, non mi piace riferirmi a tracce nello specifico, poiché ritengo che opere come queste vadano vissute (non ascoltate) come un unico blocco.
Si tratta di un vero e proprio condensato del miglior Black Metal atmosferico, e delle declinazioni più cruente del genere.
Vi è un'oscurità palpabile, obliante, talvolta ipnotica, con qualche vago eco dei
Darkspace, dove l'elettronica, sapientemente dosata e mai troppo prepotente, si ricava il suo spazio. Droni di chitarra sospensivi, ma anche cruenti ed estremamente affilati, che mutano improvvisamente in tremolo dilanianti più articolati e dotati di una durezza da far spavento.
Un'intelaiatura complessa quella che propongono gli
Akhlys; in quanto vi trovano respiro numerosi frangenti dissonanti, velocità folli e una capacità tecnica che quando viene messo piede in tali sentieri si alza vertiginosamente.
Un'opera priva di punti deboli, con una capacità espressiva elevatissima, resa magistrale anche dall'interpretazione di
Naas Alcameth, che con il suo scream lancinante si inoltra perfino nei registri di un growl sgraziato, sofferto e annichilente per potenza comunicativa.
È un lavoro dove le armonie sinistre imperano; siano esse date da accostamenti atonali o dall'uso di synth e elettronica di vario tipo, con un senso estetico squisito in parte accostabile ai
Nachtmystium (oltre ai nomi già citati). Melodia che tuttavia scorre prevalentemente dagli strumenti tradizionali, e in particolar modo dai vari arpeggi diabolici delle chitarre. E in cui, soprattutto nelle parti conclusive dell'album, si trovano anche richiami, per epicità, alla scuola norvegese; così come alle melodie oscure di casa
Dark Funeral; il tutto rigorosamente riplasmato con la causticità senza compromessi degli statunitensi.
A mio avviso questo rappresenta il miglior LP finora rilasciato dagli
Akhlys, e indubbiamente quello più ancorato alla fiamma nera tradizionale; pur senza smarrire le loro sperimentazioni in ambito Dissonant/ Dark- Ambient.
Non fatevi sfuggire
"House of the Black Geminus"; è raro imbattersi in un album dal songwriting così deciso, spietato, impeccabile, pregnante in tutte le sue declinazioni; e al contempo dotato di quel senso del "bello" che ogni opera d'arte, anche la più cruda, non dovrebbe mai smarrire.
Formidabile.
Recensione a cura di
DiX88