I danesi
Horned Almighty, con ormai più di vent'anni di metallo nero sulle spalle, tagliano in questi giorni il traguardo del loro settimo full-length:
"Contagion Zero", rilasciato sotto l'egida della
Soulseller Records.
"Contagion Zero" è un album in cui ho durato difficoltà ad entrarvi dentro…
Complesso nelle sue strutture, solo all'apparenza semplici, dove di frequente i danesi si muovono su coordinate cadenzate, con un Black Metal che si amalgama perfettamente a dinamiche Doom e Death Metal, sempre declinate sotto il segno di un'attitudine seminale; e su cui costantemente si interseca un sottofondo melodico, volutamente ripetitivo e dal sentore dissonante piuttosto gradevole. A tutto ciò si addizionano venature Thrash, e soprattutto Hardcore; quest'ultimo, in particolar modo nello scream, rendendo l'LP più estremo.
La proposta è indubbiamente interessante, e talvolta pare di udire qualche eco degli ultimi Ulcerate, bensì senza sfiorarne le complessità.
Sicuramente possiamo trovare brani che funzionano discretamente, soprattutto quando i nostri iniziano a premere sull'acceleratore (
"Gospels Of Sickness"); come anche alcuni incastri ben riusciti tra dinamiche in mid tempo e ripartenze.
Purtroppo però si rimane sempre leggermente insoddisfatti. Le strutture del Black Metal degli
Horned Almighty non riescono a restare impresse e tendono a confondersi l'una con l'altra. In parte, questo è dovuto al desiderio di inseguire un sound moderno (produzione inclusa ovviamente), slanciandosi verso lidi Dissonant che attualmente sono molto in voga. Questo di per sé basterebbe a condurre a una minore orecchiabilità, e proprio per natura intrinseca della scelta stilistica adoperata. Dunque, in linea teorica, non dovrebbe divenire argomento di critica da parte mia. Tuttavia, ad un ascolto certosino di tali tipologie di proposte, generalmente se ne dischiude il senso, e l'armonia creata dalle disarmonie riesce a imprimersi nella mente con successo. Mentre al contrario, con
"Contagion Zero", questo avviene solo sporadicamente, e nonostante la componente Dissonant qui non sia eccessivamente sviluppata. Da ciò ne si evince quanto sia proprio il songwriting del gruppo a prestare il fianco.
Il nuovo LP dei danesi è un buon platter, tuttavia non possiede quella scintilla in più che potrebbe farlo decollare…
Peccato, poiché le credenziali ci sarebbero tutte.
Recensione a cura di
DiX88
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