Gli
Shadow Knell, formati da membri degli statunitensi
Poison Ruïn, ad agosto 2024 rilasceranno il loro debutto discografico, l'omonimo
"Shadow Knell", sotto l'egida della
Relapse Records.
A differenza dei Poison Ruïn, da me già recensiti, in questo progetto gli statunitensi, anziché su coordinate Hardcore/Punk/Post-Punk, si muovono su tutt'altri lidi, decisamente più rilassanti.
In
"Shadow Knell" troviamo otto tracce di musica Ambient, dai tratti Dark e talvolta Dungeon synth, molto delicata.
Descrivendo l'opera più nello specifico, sono rinvenibili strutture estremamente soffici che poco hanno a che vedere anche con i lati più minimalisti e oscuri vicini al nostro genere; con affinità con l'Ambient di artisti come
Brian Eno e con qualche influenza New Age che di tanto in tanto fa capolino.
Tali elementi però si intersecano con una componente più oscura, mistica; triste e intrisa dalle venature Dungeon e Dark Ambient menzionate poco sopra; le quali rimandano ai lavori del
Conte risalenti al periodo della sua incarcerazione, in particolar modo accostabili
"Hliðskjálf" (1999).
Risultano inoltre interessanti i molteplici arrangiamenti orchestrali distorti e stordenti operati dalla band, che si rivelano come una torbida colonna sonora funzionale all'evocazione di dimensioni oniriche tetre; con richiami acustici a foreste mistiche, e impreziosite di pennellate magniloquenti che ci immergono in paesaggi coperti di bruma; come lo sono quelli di una visione retrospettiva di un avvenimento della prima infanzia per un uomo ormai anziano.
"Shadwow Knell" è un prodotto difficile da valutare, poiché di per sé non possiede niente di originale, inserendosi, dunque, all'interno di una proposta indubbiamente inflazionata; e a mio giudizio non ritengo possa reggere il confronto, a livello qualitativo ed espressivo, con i capisaldi del genere. Tuttavia, una nota di merito è da attribuire all'ottima esecuzione e alla sua gradevolezza di insieme. In particolar modo la carta vincente risulta essere l'oculato bilanciamento tra atmosfere cupe, mistiche e dai sentori fantasy - indubbiamente vicine alla tradizione oscura e minimalista -, a quelle più ariose e delicate. Questo consente alla musica del gruppo di entrare in una relazione dicotomica stimolante e in grado di invogliare ad ascoltare nuovamente l'opera.
L'assenza di voto si rende necessaria…
Recensione a cura di
DiX88
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