Dopo avervi presentato
Neil Merryweather nell'ultima puntata, ed i
Max Webster in passato, prosegue l'opera di ripescaggio dei grandi classici dell'hard rock anni '70, con una formula sorprendentemente 'ibrida' e spogliata dagli eccessivi 'formalismi' che, a detta dei detrattori, imprigioneranno l'hard & heavy nella decade d'oro, gli anni '80.
Marcus è l'ennesimo gioiello di quella grande stagione che furono i seventies e, personalmente, li conobbi nei primi anni '80 per una recensione sulle pagine pionieristiche di
Rockerilla, poi poco altro riguardo questa band che però ha un seguito da culto underground, tanto che l'efficientissima
Rock Candy li ha ristampati in cd.
Il leader è il cantante di colore
Marcus Malone (ex
Mitch Rider's Detroit Wheels), ma della formazione fanno parte anche ben tre chitarristi, mentre parte delle linee di basso sono curate dell'ex
Vanilla Fudge e
Cactus,
Tim Bogert. Altro personaggio di spicco il batterista
Dandy Holmes che poi si trasferirà alla corte di
Paul Sabu.
"
Marcus" è l'unico album partorito, prodotto da
Stuart Alan Love (
Phoenix,
Black Sheep), ed in vinile è un oggetto molto ricercato tra i collezionisti. Si parlò di un ritorno sulle scene di Marcus a metà anni '80, in procinto di lavorare con il chitarrista di colore
Greg Parker, ma poi non se ne fece più nulla.
"
Black Magic" è l'opener ed è uno di quei pezzi da antologia a metà tra
Deep Purple e
Black Sabbath, ma con la voce di Marcus a stemperare in parte il clima greve e ultra heavy per l'epoca, sinuosa e duttile, poi a seguire c'è un assolo magico di tastiere.
"
Salmon Ball" suona come uno strano incrocio tra gli
Aerosmith (prima maniera) e il southern, arroventata com'è dalle tre chitarre. "
Gypsy Fever" è un altro episodio che rimanda agli Aerosmith ma non troppo, in quanto la miscela di Marcus rimane autoctona e torrenziale, in questo caso con un tocco di hard funky. "
Pillow Stars" è un altro grande colpo, con suggestioni
purpliane più ad ampio respiro, ma che nessuno parli di commerciabilità, in quanto anche qui la dose di airplay si può imputare ad un certo hard di frontiera del sud: davvero meravigliosa. "
Highschool Ladies Streetcorner Babies" è il momento kitsch del platter, mentre "
Rise Unto Falcon" è un'altra canzone che vale intere discografie, parte acustica con un timbro evocatore, quasi nella dimensione del sogno, complice anche un tappeto di tastiere etereo, per poi fare bello sfoggio di assoli ed un crescendo quasi epico.
"
Detroit Rock City" cantavano i
Kiss e che non siano mai dimenticati questi suoi figli minori, ma solo in popolarità in quanto Marcus, al di là dei soliti nomi, è uno dei più grandi, suggestivi e originali dischi di hard degli anni '70, di sicuro il miglior debutto del '76 per il settore a fianco dei leggendari
Starz.
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