Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:41 min.
Etichetta:Magnetic Eye Records

Tracklist

  1. HEROIC DOSE
  2. KEEP THIS
  3. WINDOWPANE
  4. ONLY ALIVE
  5. ACID BURNS
  6. JAMES MOTEL
  7. THE SPELL
  8. ONWARD

Line up

  • John Brookhouse: vocals, guitar
  • Dave Jarvis: drums
  • Bob Maloney: bass, backing vocals
  • Alejandro Necochea: guitar

Voto medio utenti

Qualora Green Lung, Spiritual Beggars, Wytch Hazel e Horisont rappresentino alcuni dei vostri “porti sicuri” musicali, in grado di mettervi al riparo dalle numerose avversità quotidiane, il mio consiglio è di non farvi sfuggire questo “One way trip” degli americani Worshipper, un disco che potrà tranquillamente riservarvi analoghe suggestioni stranianti e “protettive”.
Ispirato da notabili del calibro di Uriah Heep, Blue Oyster Cult, Trouble, Thin Lizzy e Black Sabbath, il quartetto di Boston riesce a rendere assolutamente seducente il ricorso al blasonato (e molto “sfruttato”) calderone, ostentando una spiccata abilità nel mescolare, forte di una solida alchimia artistica, orecchiabilità e tensione espressiva, costruendo melodie fortemente “retrospettive” e ciononostante splendidamente evocative.
È il caso dell’atto d’apertura “Heroic dose”, con il suo attanagliante clima gotico, mentre il tocco psych-garage concesso a “Keep this” suggerisce all’astante appassionato di prepararsi ad un songwriting tutt’altro che monotematico.
Con “Windowpane” la band statunitense esplora avvolgenti astrazioni seventies, le quali acquisiscono peso e un pizzico di “modernità” proto-grunge in “Only alive”, impreziosita dalle note di una tastiera iridescente ed alquanto suggestiva.
È ancora una volta un’accattivante e arguta costruzione armonica a rendere le cromature metalliche di “Acid burns” (non lontanissima da un’improbabile jam tra Foo Fighters e Angel Witch) veramente efficaci, allo stesso modo in cui conferisce al groove fluorescente e caliginoso di “James motel” una spiccata attrattiva e svincola la coinvolgente “The spell” dal rischio della “riesumazione” sonora acritica ed eccessivamente prevedibile.
Onward”, infine, addensa oscuri e desolanti presagi sulla scaletta di “One way trip”, un’opera sinistra, visionaria e affabile, che non mancherà di affascinare gli estimatori del settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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