Esistono un esiguo novero di gruppi che hanno le idee chiare fin dai loro primi albori, avendo già in mente dove collocarsi e ciò che vogliono esprimere, senza la necessità di dilungarsi troppo, bensì colpendo diritto al centro. Questo è il caso dei
Mýrdal, con il loro debutto sulla lunga distanza,
"Helvíti" (
Vendetta Records).
I
Mýrdal sono un duo tedesco formatosi nel 2022 a Leipzig, e che dopo aver rilasciato nel medesimo anno un breve EP dall'omonimo nome, ci deliziano con questo primo full-length.
Definire "
Helvíti" full-length rappresenta forse un po' un azzardo, in quanto ha più la lunghezza di un EP; insomma… Stiamo parlando di soli 26 minuti di musica. Tuttavia sono 26 minuti davvero esplicativi del potenziale dei due germanici, e dal carattere emotivo davvero notevole.
Per inquadrare il sound dei
Mýrdal dobbiamo guardare nella direzione dell'Icelandic Black Metal, quello tendenzialmente più duro di formazioni come i
Misþyrming; su cui si aggiunge qualche contorno atmosferico e l'elementarità sonora di matrice teutonica.
Sono brani dove la cromatura Thrash/Death si avverte con forza, lasciando inoltre trasparire una certa urgenza Hardcore. È altresì piuttosto ampio l'uso di ritmiche dissonanti moderne, ma pur sempre dal suono scarno; e al contempo si hanno momenti più sospensivi e una certa drammaticità interpretativa che tocca il suo zenit in quella che, a mio avviso, è la traccia più bella del disco:
"Teufelsfaust", in grado, inoltre, di "deliziarci" sul finale con qualche urlo Depressive di chiara fattura burzumiana. Una traccia che nell'articolazione più quieta, dilatata e oscillante assunta dalle linee di chitarra, tradisce punti di contatto con il DSBM, di cui madre Germania è indubbiamente patria di numerosi interpreti illustri.
"Helvíti" scorre via alla velocità della luce, forse troppo…
Nonostante ciò riesce notevolmente a coinvolgere, con il suo andamento arrembante, con stacchi e ripartenze oculatamente posizionati, e grazie a un songwriting ispirato e denso di hooks, che sono convinto riuscirà a rimanervi impresso.
Infine, a mio giudizio, una buona sintesi è un elemento indubbiamente più pregevole di inutili estensioni compositive.
Sono le essenze quelle che contano. Sempre e soltanto esse permangono.
Recensione a cura di
DiX88
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