Non male il nuovo disco degli
Yes. Ah, non sono gli Yes? Scusate, errore mio…
Potrei finire qui questa recensione, ma sarebbe davvero troppo riduttivo. Già da alcuni mesi il buon
Jon Anderson - che evidentemente non invecchia mai - girava in lungo e in largo con i
Band Geeks riproponendo dal vivo i classici degli Yes degli anni d’oro, per cui era solo questione di tempo prima che il collettivo decidesse di tentare la strada della musica originale (?) prontamente acquisita e distribuita dalla nostrana
Frontiers.
Passi l’introduttiva
“True Messenger”, vero e proprio Bignami di “Yes-sound”, o la successiva
“Shine On”, più legata al periodo
“90125”, ma anche quando la formazione prova a metterci un po’ più di personalità finisce comunque per citare hit recenti o passate della storica band inglese (è il caso di
“Counties And Countries”, che ha più di un debito nei confronti di
“Starship Trooper”, o di
“Still A Friend”).
Se
“Build Me A Ocean” rievoca ballad emozionanti e bucoliche del calibro di
“Soon” o
“Wonderous Stories”, la lunga
“Once Upon A Dream” mette a sistema l’epicità di
“Close To The Edge” con la muscolarità di
“Drama”, così come la più breve
“Realization Part Two” sembra un frammento estratto dal titanico
“Tales From Topographic Oceans”.
Fanno invece storia a sé la curiosa
“Make It Right” - a cavallo tra pop orchestrale, folk e gospel - e la conclusiva
“Thank God”, orecchiabile ma un po’ insipida.
Con queste premesse, il voto decidetelo voi.
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